Enrica Crosetto
Il Salone del Libro di Torino è tornato in presenza e ha fissato le date della XXIII edizione dal 14 al 18 ottobre con il nome Vita Supernova.
Torino ha accolto editori autori studenti e la comunità dei lettori come ama definirli il direttore Nicola Lagioia.
Sul settecentesimo anniversario dantesco e sui libri e gli autori più seguiti sono già stati scritti diversi articoli che si possono trovare sul web.
Io voglio esprimere alcune impressioni sugli eventi che ho seguito e sulle percezioni che hanno suscitato dentro di me.
Il primo incontro che ho prenotato è stato quello di venerdì 15 presso la sala oro alle ore 20 con Vinicio Capossela che parlava del suo nuovo libro “Eclissica” appena uscito Edizioni Feltrinelli.
Eclissica è un’opera di 600 pagine che parla degli ultimi dieci anni della sua carriera. E’ un racconto intimo che ha preso ispirazione nel periodo della sospensione che abbiamo attraversato nel periodo del lockdown che Vinicio preferisce chiamare confinamento.
L’incontro inizia con Capossela che parla del libro di Fabio Genovesi che dovrebbe intervistarlo ma per un attimo i ruoli si invertono e Vinicio parla del libro di Genovesi del polipo e di quanta incredibile meraviglia esiste sott’acqua. Dopo questo momento di improvvisazione si mettono a parlare di Eclissica e Capossela fa alzare in piedi Genovese e lo fa roteare attorno alla traduttrice per i sordomuti e lo fa fermare tra lui e la traduttrice dicendo: “Ecco questa è l’eclissi!” E Genovesi racconta che nel 2019 si erano incontrati per una cena e di come Vinicio fosse ossessionato dalla peste che era il titolo del suo brano e del tour che stava portando in giro con una maschera sul volto, insomma una sorta di premonizione.
Il cantautore è particolarmente legato alla città di Torino e ne parla anche nel suo libro dove fa riferimento alla movida torinese negli anni ’80 quando aveva dedicato un suo pezzo dal titolo “Tanco del Murazzo”, una ballata un po’ triste dal sapore latin rock. Vinicio parla dei mesi chiuso nella sua casa a Milano e dice che quando scendeva per le strade vuote, vedeva i barboni che erano diventati quelli più importanti del quartiere e che quelli più spaventati non erano loro di sicuro, come se si prendessero una specie di rivincita.
Mentre Capossela intratteneva il pubblico raccontando come era nato il suo libro nella sala uno degli organizzatori ha annunciato che era tardi e non c’era più tempo per il firma copie e così siamo usciti con Vinicio Capossela che si faceva stalkerare dal pubblico che lo seguiva formando un corteo nel Salone, per farsi firmare il libro e per avere qualche scambio di battute.
Il secondo incontro è stato quello di sabato 16 nel Palco Live, c’era anche un palco all’aperto vicino al Padiglione Oval, dove ho ascoltato Ema Stokholma intervistata da Ester Viola per la presentazione del libro “Per il mio bene” edizione Harper Collins.
Avevo già letto il libro di Ema che è uscito a febbraio 2020 e che avevo avuto modo di conoscere ascoltando Back to back, una trasmissione di musica su Radio 2, con Ema Stokholma appunto e Gino Castaldo.
Il libro parla dell’infanzia di Ema e del rapporto difficile con sua mamma e dei maltrattamenti che ha subito da piccola con suo fratello. Raccontando la sua esperienza Ema vuole aiutare se stessa a superare l’imprinting dell’infanzia e raggiungere altre persone che hanno vissuto una esperienza simile alla sua e invitare a non restare indifferenti quando ci si imbatte in storie simili anche da parte degli insegnanti che possono intervenire se si accorgono dei maltrattamenti subiti dai bambini.
Ema è riuscita a scappare di casa quando aveva 15 anni ed è riuscita a non diventare una vittima della situazione familiare e ad andare verso la libertà e la realizzazione della sua vita esprimendo i suoi talenti che esprime facendo la deejay e con la pittura e con altre forme artistiche che incontra sul suo cammino. E questa condivisione del dolore che si trasforma e guarisce la protagonista e trasmette ad altri che tutto questo è possibile.
L’ultimo evento che ho prenotato con fatica è quello di domenica 17 alle ore 17 nella Sala Oro con Roberto Saviano. La prenotazione Salto+ non funzionava molto bene e sono stata più di un’ora a rimettere i dati fino a quando, come per magia, mi è comparsa la scritta: prenotazione confermata.
C’era Michele Foschini, direttore editoriale di Bao Publishing, che intervistava Saviano per il suo libro “Sono ancora vivo” illustrato da Asaf Hanuka. Saviano dice:
“Erano talmente tante le cose che volevo raccontare che ho deciso si raccogliere tutto nella graphic novel autobiografica. Altri editori mi avevano chiesto di scrivere la mia autobiografia ma fin’ora non ero riuscito. Dentro a questo fumetto c’è quello che non sono mai riuscito a dire, è come se mi stessi togliendo una corazza.”
Quello che è emerso da questo dialogo con Michele Foschini è come un intento di alleggerire un argomento molto pesante, quello che di solito viene trattato nei libri di Saviano e anche la mano del disegnatore Asaf Hanuka (autore di Valzer con Bashir) ha trasformato con il disegno ogni singola emozione, ogni singola sensazione in immagine.
Sul giornale The Realist hanno scritto: uno speciale ringraziamento a Michele Foschini, l’editore che ha fatto in modo che accadesse tutto questo attraverso un dialogo a distanza in tre continenti.
Quello che accomuna questi racconti è la voglia di vulnerabilità. Questa sensazione mi accompagna all’uscita dal Salone e mi commuovo quando dentro di me si mescolano le immagini di Roberto Saviano che ringrazia il pubblico battendo ripetutamente la mano sul cuore, Ema con la sua maglia rosa che si sente come nel film “the curious case of Benjamin Button” che da piccola era depressa e adesso si sente gioiosa e leggera. E Vinicio che si muove sul palco come un mago che fa tornare la luce dopo l’eclisse.
E per finire le parole del direttore del Salone 2021 lo scrittore Nicola Lagioia.
“A Torino, questi giorni, è successo qualcosa di incredibile. Avevamo sognato a lungo, non eravamo arrivati a sognare questo. Un’ esplosione di gente felice di ritrovarsi dopo tanto tempo, di abbracciarsi, di stare insieme. Quando mesi fa abbiamo deciso di fare un investimento che avrebbe potuto far fallire la fiera, avevamo paura, ma al tempo stesso ci siamo detti che non potevamo scommettere sul fatto che il futuro sarebbe stato nero…. Credo sia il primo evento di queste dimensioni a livello internazionale legato all’editoria che si organizza da quando c’è stata la pandemia. L’Italia ha fatto da apripista, credo possiamo essere orgogliosi e prendercene insieme la responsabilità….. organizzare tutto così rocamblescamente ha portato a qualche ritardo e disservizio, di questo ci scusiamo. Cerchiamo di essere all’altezza di tutto l’amore che è arrivato….. Oggi è l’ultimo giorno del Salone, più tardi saranno dati i numeri, ma io tenevo scrivere questo messaggio adesso, da domani ce ne torneremo a casa sospettando che (dopo ciò che chiunque ha attraversato e per certi versi continua a subire e attraversare) questa volta forse qualcosa è cambiato.”