Ernesto Calluori
Avevamo un lavoro e uno stipendio, ridateci il nostro lavoro invocano 150 persone tra dipendenti ed indotto, dell’Azienda C & P della famiglia Cupparo che produce prefabbricati in cemento armato precompressi per strutture da ponti/viadotti per la realizzazione di opere di rilevanza Nazionale.

Il 21 luglio 2021 è stato disposto il sequestro preventivo dello Stabilimento situato in contrada Isca di Chiaromonte (PZ) dalla Procura della Repubblica di Lagonegro per la mancata raccolta delle acque di “prima pioggia”.
Con tale termine vengono definite le quantità di acqua piovana precipitata nei primi 15 minuti dell’evento meteorico, il cui valore di riferimento è di 5 mm in tutta la superficie interessata. La disciplina è affidata direttamente alle Regioni con il compito di stabilire forme di controllo e trova un suo fondamento giuridico ai fini della prevenzione di rischi idraulici e ambientali.

L’intervento dei Carabinieri Forestali, la cui segnalazione riguardo la raccolta dell’acqua di “prima pioggia” ha comportato il sequestro preventivo dell’Azienda.
A tutt’oggi a nulla sono serviti i diversi progetti presentati allo scopo di un adeguamento per la raccolta delle suddette acque, il cui inizio necessita di apposita autorizzazione degli organi preposti.
L’intera vicenda, molto complessa, grava e penalizza gli operai che dagli inizi di Agosto sono fermi e senza stipendio, fatto salvo una indennità di ferie non fruite.
La richiesta di cassa integrazione non è stata accolta perché secondo l’INPS, la causa della sospensione lavorativa è da imputare al Datore di lavoro. Tali premesse, sostengono i lavoratori, ci inducono a chiedere il licenziamento e avviare domanda per il sostentamento della Naspi e a rinunciare al nostro diritto al lavoro in un’area che attualmente non offre alcune alternative.