Mario Di Nubila
Caro don Enzo, ho letto con interesse, anche emotivo, il ricordo, che hai dedicato a Don Camillo. A me piace ricordarlo, anche quando, bambini, giocavamo insieme a Francavilla; lui, orfano del padre, era ospitato, con amorevole affetto dallo zio Leonardo. Bambino dolce e gioioso, pur nella tristezza, che spesso traspariva dal suo viso, nel rivivere il dolore per la perdita del suo papà.

Le riflessioni, profonde, che ci hai offerto, anche di carattere teologico, mi hanno fatto riandare a grandi visioni di Dottori della Chiesa, San Tommaso e del grande Vescovo di Ippona S. Agostino, che pur distanti di secoli ( 1225-1274; 354-430), fra loro, offrono pensieri, direi analoghi, di grande profondità teologica e di sicuro riferimento dottrinale, sempre e tuttora efficaci sotto il profilo religioso ed etico.
Don Camillo esprimeva, nella sua “disarmante’’ semplicità, non solo bonomia, ma anche mitezza consapevole di sentirsi “servitore’’ dell’altro, nell’amore verso gli altri e nel servizio del Signore; l’amore verso gli altri era, anche, amore verso la sua terra, alla quale dedicò studi e ricerca, quali contributo a migliorare conoscenza e rispetto.

Il riferimento ai’’ tempi ormai andati, i nostri cari vecchi, raccontavano che una ‘’zamparella’’ partisse, all’atto di morire dalla bocca socchiusa a esalare l’estremo respiro ‘’è un pensiero spesso ancora ricorrente nella leggenda lucana, per ricordare il viaggio verso CHI ci chiama al suo cospetto’’.
‘’ Folletto che raccoglie l’anima
tenerella di un bimbo
sceso precocemente
con la morte, al Limbo.
Grazie, caro don Enzo , dei pensieri, delle riflessioni, anche suggestive, che ci hai offerto, nel ricordo tenero ed affettuoso, di Don Camillo.
Cordialmente
Mario di Nubila