on. Peppino Molinari
Il 18 gennaio 1919 Luigi Sturzo con l’appello “Ai liberi e forti” fondava il Partito Popolare Italiano dando inizio alla più straordinaria ed unica esperienza dei cattolici impegnati in politica.
“Siamo cresciuti dal solco tracciato per faticosi decenni nella gleba dell’Italia contadina -come ha scritto Carlo Donat Catin– tra le minoranze cattoliche dei quartieri operai e degli opifici di vallata della prima e seconda industrializzazione, nel popolo minuto dedito all’artigianato, al commercio, nella schiera interminabile di educatori, intellettuali, uomini di pensiero, nella più stretta schiera di imprenditori, di scienziati, di ricercatori chiamati alla vita sociale dalla ispirazione Cristiana”.
Chi è stato poi democristiano, chi ha votato la Dc e chi ha condiviso lo stile ed il comportamento politico dei Dc difficilmente può rinnegare o respingere quella straordinaria esperienza politica, culturale ,programmatica e di governo.E anche quella irripetibile comunità di uomini e donne che si intrecciava con i suoi dirigenti ed i suoi elettori. In una parola con il suo popolo all’interno di quel contenitore politico ed organizzativo che si chiamava semplicemente Democrazia Cristiana.
In sintesi non esisteva la Dc senza i democristiani ma soprattutto e semplicemente non esistevano i democristiani senza la Dc.

La Dc è stata un’esperienza unica che non può essere replicata in alcuna forma. Che la Dc abbia avuto grandi meriti nella crescita dell’Italia, nella rinascita economica, nella riduzione delle disuguaglianze sociali, nel rafforzamento della democrazia non credo che nessuno possa negarlo.
La Dc era essenzialmente il regno della misura.

E fino a quando il senso della misura è stato considerato un valore siamo stati il partito centrale. Si al nostro paese serve riscoprire la forza della prudenza, della flessibilità, dei negoziati, della moderazione, delle ragioni dell’altro e dell’equilibrio. Questa e solo questa può essere la grande eredità dei democristiani da trasmettere alle giovani generazioni!
Don Luigi Sturzo, a differenza di una certa classe politica contemporanea intratteneva rapporti corretti con esponenti politici di altri partiti quali: il socialista Turati, con Salvemini ecc. Alcuni anni fa ho partecipato, a Roma, ad un convegno su Luigi Sturzo svoltosi in una sala convegni della santa sede, con me vi era anche un mio amico di Rionero in Vulture
. In tale occasione conobbi un magistrato, pronipote di Luigi Sturzo, il quale fece un brillante discorso sul pensiero e l’operato di don Luigi Durzo. Ce da dire tanto sull’opera di Surzo, svolta in esilio sia il Inghilterra che il America. Era un grande stimato in tutto il mondo. Un saluto dal perito Rocco Calabrese di Potenza ( PZ)