L’Editoriale di don Nicola Caino (La Parrocchia anno III nr. 4)

“Lasciatemi così come una cosa posata in un angolo e dimenticata”.

Così scriveva il grande poeta Giuseppe Ungaretti, in congedo temporaneo a Napoli, nel 1916 durante il Natale, nel pieno della prima grande guerra mondiale. Nelle parole del poeta ermetico emerge un senso di smarrimento e stanchezza. I sentimenti provati sono così evidenti che spengono in lui la gioia del Natale.

Non avremmo mai pensato che a più di un secolo da questa poesia natalizia in tempo di guerra, avremmo potuto coglierne ancora la sua attualità. Eravamo certi di aver messo da parte e relegato ai libri di scuola eventi come le guerre; eppure, quest’anno, come ci ha ricordato il Papa, ci troviamo a celebrare un Natale in tempo di guerra, che in un certo qual modo, fa riaffiorare in noi sentimenti similari a quelli del poeta Ungaretti. Avvertiamo anche noi un senso di stanchezza e di smarrimento. In questo tempo però così particolare emerge ancora una volta un messaggio di speranza: Dio non ci lascia in un angolo, né tanto meno ci dimentica; a Lui stiamo a cuore, si “scomoda” per noi, tanto da assumere la nostra natura umana.

È proprio questo messaggio di speranza che infonde nei nostri cuori la pace, perché Lui è la pace.

Il bambino che contempliamo nella mangiatoia scuote le nostre coscienze, perché in Lui vediamo un modo nuovo di vivere su questa terra; Egli ci ricorda che è possibile vivere nella giustizia e nella pace. In Lui si compie quanto preannunciato dal profeta Isaia: “Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore” (Is 2,4-5). Il bambino Gesù è per noi segno di speranza, possibilità concreta per vivere in modo nuovo, per essere fedeli alla volontà creante di Dio, che vuole che tutti gli uomini abitino la terra da fratelli e vivano la comunione.

don Nicola Caino

Non possiamo, allora, lasciarci sopraffare dall’apparente efficacia storica del male e lasciarci relegare all’angolo, né tanto meno essere dimenticati; l’amore che Dio ha per l’umanità e la speranza che rifulge nella grotta di Betlemme ci spingano ad essere sempre operatori di giustizia e di pace nei nostri contesti di vita quotidiana e ci spingano sempre ad invocare il dono della pace per i popoli martoriati dalla guerra. L’augurio più bello per questo Natale, cari lettori, è che possa il Signore infondere nei nostri cuori la Pace, affinché ognuno di noi si adoperi per essa ogni giorno, anche nel prossimo anno nuovo ormai alle porte.

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Gli Auguri di don Nicola Caino alla comunità di Francavilla in Sinni

N.B.: chi è impossibilitato a reperire il cartaceo oppure desidera scaricare il giornale “La Parrocchia” basta cliccare sul link a seguire.

La Parrocchia anno 3° n.4

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