Esperienza diocesana di Carità: “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” (La Parrocchia anno III nr. 5)

Dal 2 al 5 gennaio un gruppo di 35 ragazzi della nostra Diocesi Tursi-Lagonegro ha partecipato all’esperienza di carità promossa dall’Azione Cattolica Giovani diocesana presso la Caritas di Roma.

Per motivi logistici eravamo divisi in tre gruppi, operanti in tre mense differenti, e per questo abbiamo vissuto situazioni ed emozioni diverse ma tutti con lo stesso scopo: aiutare il prossimo.

Noi giovani generazioni nate nel mondo del “tutto pronto” ci siamo messi alla prova guardando e scoprendo un mondo dove non tutto è scontato. Per molti era la prima esperienza di carità, mentre per altri che avevano già fatto questo tipo di esperienza, c’era il desiderio di volersi mettere a servizio dei più bisognosi ancora una volta. In sintesi, storie diverse ma lì tutti con lo stesso fine… aiutare il prossimo, così come dice il Vangelo: diventare “operai nella Sua messe”.

Durante il servizio nelle mense ognuno aveva un compito: c’era chi si occupava di lavare le stoviglie, chi aiutava a fare la differenziata, chi aiutava le persone che non ce la facevano a portare i vassoi a tavola e c’era chi serviva i pasti. Al servizio nelle mense abbiamo alternato momenti formativi dove abbiamo avuto la fortuna di conoscere storie di grandi santi. Tra questi sicuramente significativa è stata la visita e preghiera presso la parrocchia “Sant’Antonio di Padova e Sant’Annibale Maria di Francia” dove è custodito il cuore di Sant’Annibale Maria di Francia, santo che nei poveri ha trovato Gesù e attraverso l’aiuto ad essi è diventato apostolo santo della Chiesa. In questa esperienza abbiamo sperimentato ciò che diceva e in piccolo cosa ha vissuto Sant’Annibale perché nel servizio presso le mense attraverso un grazie ricevuto, il racconto delle loro storie, i loro occhi colmi di tristezza ma allo stesso tempo di gratitudine anche noi abbiamo sperimentato la gioia che si ha nell’aiutare il prossimo.

Noemi Alvarez

Un altro momento formativo è stato l’incontro con una responsabile della Caritas, Marianna Giordano, originaria della nostra diocesi, con cui abbiamo condiviso i momenti più significativi dell’esperienza, e inoltre ci ha fatto visitare i luoghi più importanti come il dormitorio, le mense e l’Emporio (una specie di supermercato dove le famiglie che non arrivano alla “terza settimana” possono prendere beni di prima necessità senza pagare).

Durante la condivisione finale dell’esperienza è emerso in maniera largamente condivisa, anche se in maniera differente, che in realtà non siamo stati noi a dare ma abbiamo ricevuto tutti qualcosa da loro. Abbiamo sperimentato come sia veritiera la frase del Vangelo che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”, perché è vero che noi abbiamo dato tanto ma in cambio abbiamo ricevuto anche di più, e probabilmente se non avessimo dato così tanto non avremmo ricevuto la gioia che al termine di questa esperienza abbiamo portato tutti a casa.

Un ultimo momento formativo è stata la fortuna di partecipare al funerale del Papa emerito Benedetto XVI che si era definito “un semplice ed umile lavoratore nella vigna del Signore”, un uomo che ha vissuto la carità verso tutti senza distinzione, ma con una preferenza verso i più deboli, i poveri, gli abbandonati. A tal proposito vorrei riportare le parole del Santo Padre in occasione del centesimo anniversario della nascita della Santa Madre Teresa di Calcutta dove il pontefice offri in prima persona il pranzo ai poveri ospiti delle case romane e che fa sintesi di quanto noi abbiamo vissuto in questa esperienza: “ … all’uomo spesso in ricerca di felicità illusorie la vostra testimonianza di vita dice dove si trova la vera gioia: nel condividere, nel donare, nell’amare con la stessa gratuità di Dio che rompe la logica dell’egoismo umano…”.

In conclusione, tutti abbiamo capito che la nostra esperienza non si deve fermare ai quattro giorni vissuti a Roma ma tornati nelle nostre parrocchie dobbiamo metterci al servizio dei più bisognosi, che non sono solo persone povere ovvero senza soldi, anche perché difficilmente nelle nostre realtà troviamo i barboni come ci sono a Roma, ma sono anche persone sole e ammalate che hanno bisogno solo di un semplice sorriso, di un abbraccio e di compagnia.

Al rientro da questa esperienza tutti abbiamo capito che molte volte ci lamentiamo del superfluo, abbiamo guardato meglio in faccia alla realtà dando valore ai semplici gesti e capendo che alcune cose per noi scontate non lo sono per altri. In questo particolare e difficile momento storico in cui la povertà, in tutte le sue sfaccettature, è in continuo aumento, non solo noi che abbiamo partecipato a questo tipo di esperienza ma tutti dobbiamo prodigarci, impegnarci in piccoli o grandi gesti quotidiani e concreti affinché questo fenomeno possa essere sempre più emarginato e non continui a crescere, cosi da creare un mondo migliore per tutti, cancellando le differenze tra classi sociali.

N.B.: chi è impossibilitato a reperire il cartaceo oppure desidera scaricare il giornale “La Parrocchia” basta cliccare sul link a seguire.

La Parrocchia anno III° n. 5

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