Raffaele La Regina: la Primavera c’è ma è fuori dai partiti

Ho letto l’analisi lucida di Marco Di Geronimo sul penultimo centrosinistra e sul risveglio dei lucani in termini di partecipazione e attenzione al dibattito in quella stagione.

Di Geronimo, che considero un osservatore attento e capace di cogliere la complessità delle questioni, ha ricordato come il PD lucano del 2019 fosse solamente un cumulo di macerie segnato da scelte autonomiste, mancati rinnovi di tessere di dirigenti di primissimo piano, questioni giudiziarie, trasformismi, reduce da tre o quattro scissioni nazionali e locali (Art1, Azione, Italia Viva, Possibile).

Sempre per Di Geronimo il Congresso che mi elesse segretario, sebbene in assenza di un vero dibattito, diede avvio a una primavera della politica lucana, segnata da una centralità mediatica della Basilicata come non accadeva da tempo.

Una stagione promettente figlia di un lavoro collettivo e condiviso, per esempio, con i Giovani Democratici. Non ignoravo di essere coetaneo della Presidente del PD Maddalena Labollita, da sempre impegnata anche nell’associazionismo e nella lotta alle mafie, e dell’allora segretario dei GD Marco Zampino. Due protagonisti straordinari di una fase avvincente della politica lucana sebbene il finale non somigli affatto a quello di un bel film. Non comprenderò mai la ragioni politiche o personali che hanno spinto a marginalizzare l’allora segretario regionale della giovanile che condusse, fra le altre cose, un lavoro di coordinamento determinante nella campagna delle politiche del 2022 e anche prima, lavorando con tutti quei mondi che scelgono di stare fuori dalla politica tradizionale, ponendo attenzione sulla vicenda Stellantis, sul diritto a restare, sull’energia.

A Marco Di Geronimo ho detto che quello che ha scritto, nonostante sia ottimo, è pregno di politichese e che la nostra generazione, come molte altre che l’hanno preceduta, non ha nessun radicamento popolare perché da sempre chiusa nei confini di un dibattitto che segue un sistema di potere. Sempre all’autore dell’analisi ho consigliato una maggiore nettezza: se alla primavera è seguita un inverno un motivo ci sarà e bisogna ricomporre il quadro delle responsabilità con un’analisi ancora più profonda. Mi sono reso conto, mentre glielo dicevo, che questo compito non spetta certo a lui e che io stesso, con quella osservazione, stavo scivolando sul politichese. Magari, un giorno, torneranno i luoghi deputati a questo tipo di confronto.

Così ho consigliato a Marco, ricordandolo anche a me stesso, che esistono primavere o esperienze vincenti e aggreganti in diversi contesti anche fuori dall’arroccamento dei partiti politici. In questi mesi ho iniziato a seguire e conoscere il lavoro di tante/i attiviste/i culturali, digitali, manager culturali, professionisti, imprese del terzo settore: la cultura è un lavoro. C’è una primavera di gruppi collettivi in Basilicata che si muove lontano dai riflettori della politica capace di un radicamento profondo.

Penso all’economista Arianna Antezza di Nudm, al lavoro di “atomico” con il manager culturale Rocco Pisilli di Nova Siri e del fotografo materano Francesco Taratufolo detto Freddo, all’attivista e scrittrice di Matera Federica Fabrizio “Federippi”, a Mariella Stella e Andrea Paoletti di Casa Netural, a Luca Iacovone di Vita no profit, a Eustachio Santochirico di The Economy of Francesco, al civismo di successo di Pierluigi Smaldone e Attilio Giuliani a Potenza, a Medinlucania con Dino Nicolia, alla rivista Valori di Peppino Chieppa, a La Frasca con Davide Cassese, Vittorio Curto e Tiziano Zucale a Rionero, a Macondo con Ascanio Donadio, a Futuramente e Radio Ruoti con Franca Gentilesca, Gerardo Marsilio e Giuseppina Paterna. E ancora mi vengono in mente i festival del Cinema: Storie Parallele di Nicola Ragone e Carmine Cassino a Salandra, il Lucania Film Festival con Rocco Calandriello che quest’anno compie 25 anni, il Matera Film Festival con Dario Toma, Visioni Verticali a Potenza con Gemma Cossidente, Francesca Ferri, Rocco Murro e Luca Melchionda, all’attivismo di Ciccio Lattarulo a Policoro e i progetti di produzione di Angelo Troiano a Bernalda, il Bella Film Festival di Vito Leone, Lettere Cubitali con Antonio Poe a Pisticci, Terra Amara con Alessandro Agosta e Leonardo Colangelo a Rionero, Sud Earth Festival a Monticchio, Cosmopolites a Satriano con Aurelio Zuroli e Antonio Santopietro. Progetti in cui i libri, le storie, l’attivismo, la progettazione Europea e l’Arte sono linguaggi di espressione e tengono insieme le comunità come Letti di Sera con Paolo Albano e Simona Bonito, il TAM di Mauro Acito e Dario Colacicco, il Moon a Potenza con Rossana Cafarelli e La Luna al guinzaglio, il MuLabo a Brienza con Davide Guglielmi, l’Associazione Insieme con la sinergia di Maria Elena Bencivenga e Giuditta Casale, Generazione Lucana con Margherita Dilucca ed Egidio Lacanna, Community Opera di Vania Cauzillo, Prime Minister con Vanessa Vizziello e Annalisa Romeo, Civiltà Appennino da Montemurro con Annalisa Romeo, il lavoro su diritti e inclusione delle Donne Democratiche con Lucia Sileo, di Arcigay con Morena Rapolla e Pia Ciminelli e quello di Antonella Giosa con Agedo, le Mashare, la Collettiva transfemminista Drude di Rionero, la LUD con Adriana Salvia. Penso anche ai luoghi di incontro delle esperienze: Matera Hub con Paolo Montemurro, l’eccellenza del Polo Bibliotecario di Potenza diretto da Luigi Catalani. i forum dei giovani di Tito e Satriano, i festival di musica elettronica e non solo come l’Open Sound, Difetti di fabbrica, Pollino Music Festival, Metaponto Beach Festival, Kido Music Summer Days, Over Sound, Naturalmente tecnologici, Fuori Piano.

Potrei continuare questa lunga lista e, anzi, mi scuso con i progetti che non cito ma mi oriento per conoscenza diretta. Vale per la cultura ma vale per l’impresa pubblica e privata, per chi si mette in gioco ogni giorno. Senza voler strumentalizzare politicamente nessuna esperienza, è del tutto evidente che, mentre la società civile vive e si orienta, la politica fatica a organizzarsi probabilmente perché non è sempre all’altezza della società che ambisce a rappresentare. Ho molto apprezzato le candidature alle elezioni regionali di Alessia Araneo, Stefania Dubla e Marilina Ciaco che sono state valore aggiunto e l’impegno della Rete degli Studenti Medi che ha da poco celebrato il suo ultimo congresso eleggendo segretaria Teresa D’Onofrio, così come quello dei circoli Legambiente.

La Basilicata e le sue classi dirigenti devono comprendere che non sarà la retorica sulla paesologia spicciola a proiettarci nel futuro. Questa partita si gioca sulla capacità di uscire da visioni ancestrali che ci appartengono sicuramente per cultura e storia per liberare il potenziale inespresso o soffocato dei propri territori (riflettiamo sul fatto che una delle più promettenti autrici del panorama italiana nel suo ultimo romanzo immagina la Basilicata del futuro come base spaziale per i viaggi per la Luna!). Per guardare avanti dovremmo uscire dalla canonica rappresentazione del radicamento come gestione del potere e guardare, invece, alla capacità di aggregare, ideare e sviluppare attingendo alla creatività e al pensiero di quanti nella nostra terra producono cultura e fanno impresa culturale che nulla ha a che vedere con la retorica del turismo come settore di occupazione. Fare tesoro delle grandi tradizioni, come ha scritto ieri Vincenzo Viti, mettendole a disposizione della nuova vivacità sociale lucana.

Raffaele La Regina

Sarebbe bello se da questa lista, buttata giù solo per conoscenza diretta dei progetti, nascesse un dibattito su quello che significa in Basilicata fare progettazione culturale, attivismo, militanza, innovazione sociale e come questo possa generare valore, un sistema diffuso di menti vivaci e affamate che possa costruire visioni collettive e indirizzare le politiche. È vitale per un territorio così piccolo mettere l’intelligenza di tanti e tante al servizio della comunità, innescare la scintilla del cambiamento che deve sempre accompagnare gli attori e le attrici del progresso culturale ai grandi processi di sviluppo industriale sono indispensabili per la sopravvivenza di una regione come la nostra ma devono seguire il corso delle transizioni ecologiche e digitali. Ecosistemi dell’innovazione che premino il coraggio di fare impresa, collocandola in una più larga vocazione non solo naturale ma anche culturale e sociale.

La politica e, dunque, i partiti moderni che si riconoscono nei valori del progressismo, del riformismo, del femminismo e dell’ecologismo dovrebbero porsi in ascolto aprendo un confronto con questi mondi fino ad assumerne le istanze ed esaltandone la vocazione sociale e rafforzando, citando Max Weber, il rapporto fra etica e politica.

Girano tante primavere per la Basilicata, diamo loro più luce affinché possano liberare le proprie energie e potenzialità.

Fonte: Talenti Lucani

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