Pierpaolo Sarubbi
È ormai consuetudine per l’intero popolo francavillese vivere, da più di un secolo, giorni intensi nel mese di agosto, che vede protagonista la Vergine Maria venerata sotto il titolo di Regina del Rosario di Pompei: in particolare nella prima domenica di agosto, con la discesa dalla montagna al paese della statua della Vergine, e nell’ultima domenica del mese, con la risalita verso il luogo che custodisce per la maggior parte dell’anno l’effige della Regina del Rosario di Pompei.

Una tradizione diversa dalle altre devozioni che si identificano nei diversi itinerari mariani presenti nella zona, ma che da sempre ha custodito un autentico legame con la mamma celeste tramandato dai nostri nonni e antenati. Il culto alla Vergine di Pompei nasce per volontà dei sacerdoti benemeriti della famiglia Messuti, in particolare del sacerdote Gennaro Maria Messuti, che sul finire del XIX secolo promosse il culto alla Vergine di Pompei per dare opportunità al popolo contadino, che abitava i territori delle campagne di Francavilla circostanti il luogo dove ancora oggi si erge la cappella dedicata alla Madonna, di accostarsi ai sacramenti della salvezza e nutrire e indirizzare la loro fede umile e genuina. Una festa che riuniva le famiglie di quelle campagne e che diventava momento di ringraziamento per l’anno trascorso e di preghiera per il nuovo tempo che sarebbe arrivato (dapprima infatti tali ricorrenze segnavano un vero e proprio spartiacque tra la fine dell’estate e l’inizio della stagione fredda).

Una devozione che si allarga anche al popolo che abitava il paese dal 1910 circa, quando il sacerdote Nicola Maria Messuti, prosecutore dell’opera dei suoi avi, commissionò una statua della Vergine di Pompei più grande e imponente: la stessa statua che veneriamo ancora oggi e portiamo processionalmente per le vie della nostra comunità (prima infatti era venerata un’altra statua di dimensioni ridotte, ma comunque di grande valore). Da quel momento si decise di portare la statua della vergine, una volta all’anno per un mese, nella cittadina di Francavilla, riconoscendo in tale gesto un segno identitario del popolo francavillese che pellegrino su questa terra, affida a Gesù per mezzo di Maria, segno di consolazione e speranza, i propri sogni, i propri affanni e la propria vita. Tante sono infatti le grazie e i prodigi che la Vergine di Pompei ha elargito sulla nostra comunità, soprattutto nei periodi cupi della storia quali quelli, ad esempio, delle due guerre mondiali, dove tante madri chiedevano a Maria si far rientrare a casa i propri figli sani e salvi. Testimonianza di tali miracoli sono i tanti ex voto che vengono esposti nei giorni della festa sulla portantina della Vergine Maria.

Negli anni è cresciuto e si è fortificato sempre più il culto alla Vergine di Pompei, grazie anche ai sacerdoti, ai parroci della comunità che si sono succeduti e alla famiglia Pierri, ereditaria del territorio dove fu eretta la cappella della Madonna di Pompei, che per diversi anni proseguì e curò gli annuali festeggiamenti in onore della Vergine Maria. Insieme al culto, si alimentò anche l’originario desiderio da parte di tanti, ma soprattutto da coloro che ne promossero la devozione, di vedere in quel luogo così sacro, immerso nella quiete della natura, qualcosa di più grande, che potesse dare senso e identità all’intera comunità, un gesto che portasse a compimento quel desiderio da parte dei nostri antenati, di accostarsi sempre più in quel luogo ai sacramenti della salvezza. Per tale motivo, da qualche giorno a questa parte, dopo più di un secolo, possiamo finalmente chiamare il luogo della cappella di Pompei, tanto venerata da noi francavillesi, SANTUARIO PARROCCHIALE, per grazia del vescovo diocesano, S.E.R. Mons. Vincenzo Carmine Orofino che, con decreto proprio, proclamato domenica 25 agosto durante la celebrazione eucaristica di chiusura dei festeggiamenti in onore alla Madonna di Pompei, ha indicato la strada per vivere pienamente questa opportunità concessa: “Si offrano ai fedeli con maggiore abbondanza i mezzi della salvezza,annunziando con diligenza la parola di Dio, incrementando opportunamente la vita liturgica soprattutto con la celebrazione dell’Eucaristia e della penitenza, come pure coltivando la sane forme della pietà popolare”. Queste le parole riportate sul decreto.

L’erezione della cappella di Pompei a Santuario parrocchiale ci permetterà inoltre di vivere in maniera più intensa il prossimo anno 2025, anno giubilare per l’intera chiesa universale. Secondo la bolla di indizione papale “Spes non confundit” del Giubileo ordinario 2025, infatti: “I Santuari siano luoghi santi di accoglienza e spazi privilegiati per generare speranza” . Ancora, secondo le norme sulla concessione dell’indulgenza durante il giubileo, quest’ultima potrà essere lucrata per sé stessi o per le anime sante del purgatorio in: “tutti i santuari mariani nonché, per l’utilità dei fedeli, qualsiasi insigne chiesa collegiata o santuario designato da ciascun Vescovo diocesano”. È questo motivo di gioia e di ringraziamento, soprattutto al Vescovo, che ha concesso con opportuno decreto l’erezione della cappella gentilizia a Santuario parrocchiale, poi al parroco, don Nicola Caino, che con tanta attenzione e dedizione ha seguito e curato ogni passaggio per la buona riuscita di questo progetto. Un sentito ringraziamento va anche alla famiglia Pierri-Galasso che, con cuore generoso e attento alle necessità dell’intera comunità, ha gentilmente concesso il terreno che era di loro proprietà, senza il quale non sarebbe stato possibile tutto questo.