Carmela Sallorenzo
La Basilicata per volare ha bisogno di volare. Non è una frase fatta, nè una metafora, ma una realtà, una necessità, un’impellenza. Dotata di 3 aviosuperfici: due più lunghe, l’aviosuperficie Enrico Mattei, di Pisticci (Matera), con la sua pista di 1440 m., su asfalto, l’aviosuperficie di Grumentum (Pz) con la sua pista di 1190 m. su asfalto e l’aviosuperficie più piccola, “Falcone” a Lavello, con una pista di 750 m. su erba, la Basilicata non può permettersi “il lusso” di perdere altro tempo su questo tema: occorre una scelta politica forte e rapida in questa direzione, non più procrastinabile, nè suscettibile di ulteriori ripensamenti.
La partenza operativa, in senso generale, di un’aviosuperficie rappresenta un’opportunità significativa e concreta per lo sviluppo della Basilicata, l’elemento di rottura forte che può far fare e farà fare, alla nostra regione, quel salto di qualità che, da più parti e da tempo, si richiede e risulta, ora più che mai, necessario se non si vuole accumulare altro ritardo rispetto alle altre regioni. Molteplici i benefici che ne deriverebbero: in termini economici, l’aviosuperficie potrebbe facilitare l’accesso a zone turistiche, favorendo, soprattutto il turismo incoming ed il turismo delle radici; a livello economico, potrebbe stimolare nuove attività economiche e commerciali nella regione, incentivando imprenditori esterni ad investire nel nostro territorio, creando opportunità lavorative, laddove vi fosse, appunto, una maggiore accessibilità e raggiungibilità delle varie aree. Potrebbe agevolare lo spostamento di studenti che vogliano venire a studiare qui o sollecitare ricercatori (anche europei) o professionisti a spostarsi da noi in Basilicata per lavoro. Gli interventi sanitari potrebbero essere agevolati con un ulteriore accesso rapido per l’elisoccorso e/o trasporti medici urgenti; sarebbero agevolati anche gli interventi in caso di emergenze naturali o incendi boschivi o, ancora, ci potrebbe essere un supporto per il volo sportivo e l’aviazione in generale. Non, da ultimo, sarebbe agevolato anche lo smart-working o south-working, ovvero, l’opportunità per chi volesse abbracciare questo nuovo modello di vita, sempre più diffuso dopo il covid, improntato ad una vita più slow, di scegliere di venire a vivere e lavorare, da remoto in Basilicata, con la possibilità e certezza, poi, di raggiungere le aziende, fuori regione, con facilità laddove occorresse.
Ma non solo. Ne trarrebbero beneficio anche i collegamenti veloci con un netto miglioramento delle connessioni tra le aree remote regionali e le città principali e si registrerebbe, anche, una positiva ricaduta su strade, servizi ed infrastrutture locali. Se l’apertura di un’aviosuperficie (o più aviosuperfici) porterebbe nuove prospettive di crescita, oltre che risolvere questioni annose con una maggiore facilità negli spostamenti, una potenziata interconnessione tra regioni e città e, quindi, maggiori flussi economici, sociali, culturali, maggiore attrattività per gli investitori e le aziende, maggiore facilità per i giovani e per le persone di spostarsi e di viaggiare, non comprendiamo quali possano essere le resistenze ancora in questa direzione. Il discorso circa la realizzazione di un aeroporto, tra l’altro, proprio vicino Potenza non è affatto nuovo. Già, negli anni ‘60 si era ipotizzata tale creazione in località “Piani del Mattino”: sono stati portati avanti studi, progetti, ma il tutto è rimasto bloccato e nessuno ne capisce ancora bene le ragioni. Eppure, già negli anni ‘80, il terremoto che sconvolse la nostra regione aveva dimostrato e dimostrò come “l’aiuto venne dal cielo” , con elicotteri che raggiunsero le aree più impervie con soccorsi e aiuti cospicui.
Il tema della difficoltà dei collegamenti rapidi e funzionali, ancora persiste, nella nostra regione, malgrado il treno ad alta velocità, il Frecciarossa, abbia risolto qualche legittima lamentela per il raggiungimento dei centri più grandi, ma resta, ancora, a livello territoriale una lacuna profonda in termini di collegamenti rapidi e funzionali, soprattutto, in un’epoca come questa in cui l’interconnessione, la velocità, gli spostamenti da un luogo ad un altro per lavoro, per studio, per affari rappresentano una preminente necessità e un’abitudine di vita. Un collegamento aereo significherebbe, altresì, il superamento di tutte quelle barriere esistenti per accedere rapidamente anche ai grandi flussi del traffico meridionale, nazionale ed internazionale oltre che facilitare spostamenti quotidiani, come già detto prima, di amministratori, funzionari, lavoratori, operatori economici, uomini politici, studenti, ecc.. Ancora la storia tracconta di quanto, già in passato, ci fosse stata questa idea lungimirante e innovativa: nel lontano 1925, l’aviazione civile viveva i momenti più esaltanti ed il governo e, all’interno della preparazione dei nuovi programmi di sviluppo dei collegamenti aerei, aveva ipotizzato “il congiungimento delle rotte aeree tirreniche ed adriatiche”, Potenza avrebbe potuto fungere da ponte mediano tra i due mari e le due sponde e cercò di inserirsi in questo progetto senza successo.
Considerate anche le difficoltà logistiche e degli spostamenti, sia su strada ordinaria che ferroviaria, di quei tempi, quello sarebbe stato il tempo giusto per la realizzazione di un aeroporto che avrebbe determinato per Potenza e, su più ampia scala per tutta la nostra regione, un diverso sviluppo. Stessa sorte abbiamo vissuto, come detto, negli anni ‘60 quando l’isolamento e la mancanza di strade a scorrimento veloce ed il conseguente isolamento di Potenza e della nostra regione rappresentarono un impasse ed un freno, non da poco, per uno sviluppo significativo della nostra città-capoluogo e delle nostre comunità. A più riprese, nel tempo, l’idea ventilata di un’aviosuperficie a Potenza o anche a Pisticci ha preso piede, per morire poco dopo, “ considerata idea avveniristica, se non utopistica”. Eppure la nostra città, nonostante il suo ruolo di capoluogo ha continuato a crescere, ad allargarsi, ma è rimasta, sostanzialmente lontana, dai grandi flussi di traffico e, sotto certi versi, è stata ingiustamente penalizzata e non ha conosciuto quello sviluppo che è toccato, invece, ad altre aree, città o regioni limitrofe. La costruzione di un’aviosuperficie porterebbe anche lavoro e costituirebbe, inoltre, un rifacimento di quella facciata di credibilità della nostra città, rimettendola in pari, alla stregua di tanti altri capoluoghi italiani raggiungibili con facilità e degni di questo nome.
Non più città di provincia, ma capoluogo moderno di regione. Se lo studio dell’ENAC nel 2005, tuonò che la localizzazione della pista, nella zona di Piani del Mattino, era situata a una quota altimetrica superiore rispetto a quello della stazione di rilevamento e dunque il coefficiente risultava «peggiore rispetto all’87 per cento», che altre «non conformità» facevano «ritenere non adeguato il sito di Piani del Mattino» e che «Dagli elementi presenti nello studio la valutazione di sviluppo del traffico appariva sovrastimata» e, dunque si evidenziavano «dubbi sulla capacità di coprire i costi di gestione previsti, se non con l’apporto di contributo pubblico, con ricavi deriventi da un traffico inferiore a quello stimato», ricordiamo, ad onor del vero, che l’allora Sindaco di Potenza Gaetano Fierro siglò un accordo economico, nel 2002 con l’allora Presidente della Regione, Filippo Bubbico, il Piano integrato di sviluppo urbano della città inserito nei Por 2000-2006, nell’ambito dei fondi Cipe stanziati nel 2003 per le aree sotto sottosvilupppate come la Regione Basilicata che decise di stanziare 25 milioni di euro proprio per tale progetto aeroportuale. Nonostante la copertura economica, le «non conformità» rilevate dall’Enac fecero «ritenere non adeguato il sito di Piani del Mattino dal punto di vista strutturale oltre che a fronte di una stima di utilizzo che variava dai 177.000 ai 380.000 passeggeri all’anno.
A chi obietta ancora che non c’è un sufficiente fabbisogno tale da giustificare la costruzione di una o più aviosuperfici, occorre ricordare che se i lucani (per loro natura ed indole…ed anche ingiustamente aggiungerei) si sono adattati negli spostamenti, riversandosi sull’aeroporto di Pontecagnano e Capodichino a Napoli, mentre gli abitanti di Matera si spostano sull’aeroporto di Bari-Palese, occorre, altresì, sottolineare che il mondo, è cambiato e che restano ancora dei nodi scoperti: come incentivare gli investitori a venire qui ed investire, senza agevoli collegamenti, verso le nostre città? Come inserire la nostra regione in un circuito interconesso in un mondo, in un’Europa che si muove velocemente? Che tipo di risposta diamo a coloro che vogliono venire in Basilicata per vacanza, per turismo, per cultura? Che tipo di risposta diamo ai lavoratori o agli studenti che sono abituati a prendere aerei e a stare in due o tre regioni e due stati in un week-end? Perchè restare nella logica dei viaggi della speranza, demotivando anche idee e persone quando, con un’aviosuperficie, le nostre città sarebbero più facilmente raggiungibili ed anche appetibili sotto molteplici aspetti (economico-culturale, turistico)? E’ a questa nuova platea che dobbiamo rivolgerci, a questo nuovo pubblico, che si muove, si sposta e che vuole servizi efficienti. E’ a questo nuovo mondo che dobbiamo parlare, il mondo di oggi e del futuro. Ad essere capaci di addattarci lo abbiamo dimostrato più volte, come popolazione lo sappiamo fare bene e, invece, a non accontentarci e guardare in alto, lo sappiamo ancora fare? E’ notizia di questi giorni che la Regione Basilicata ha finanziato i lavori di ammodernamento della pista Mattei di Pisticci, ce lo auguriamo e ci auguriamo anche che possa nascere anche un’avio superficie vicino Potenza e per Potenza.dato che il progetto è di vecchia data, come raccontato nelle righe precedenti.
Guardiamo in su e in avanti. La risposta per noi tutti e per la Basilicata è imparare a volare (non solo con l’aviosuperficie), ma in senso di speranza, idee, fatti concreti, coraggio e lungimiranza.
Carmela Sallorenzo (Insieme per potenza/La grande Lucani)