Riceviamo e volentieri pubblichiamo una intervista di Sara Bruno pubblicata sul Giornale “La Provincia di Biella” del 2 maggio 2025 nr. 32, al nostro compaesano Giacomino Di Santo
Giacomino Di Santo
La storia che raccontiamo oggi è quella di Giacomino Di Santo, classe 1933, uno dei più anziani a partecipare alla manifestazione indetta dalla CGIL in occasione della festa dei lavoratori. Il suo impegno nel sociale è la riprova che “L’età è solo un numero” e che per prendere parte attiva alla vita politica e comunitaria non c’è data di scadenza.
Partiamo dalle origini. Dove inizia la sua storia?
Sono nato in un piccolo paese della Basilicata, Francavilla in Sinni, da una famiglia molto umile. Eravamo in sette; quattro fratelli e tre sorelle; facevamo a gara per arrivare primi perché non ce n’era sempre per tutti. Sono partito negli anni ‘50 in cerca di lavoro; inizialmente ho fatto il muratore, poi l’operaio in Pozzi Ginori a Novara e infine l’operaio tessile in diverse aziende, ultima delle quali la Luigi Botto di Valle Mosso.
Ai tempi c’era ancora molta diffidenza nei confronti dei meridionali. È stato difficile per lei adattarsi al nuovo contesto?
Quando sono arrivato dal Meridione con mia moglie Carmela, non avevamo neanche la macchina; io e altri amici andavamo in giro a cercare lavoro come muratori e quando arrivavamo nei cantieri la gente del posto ci faceva correre con i picconi perché credevano che gli stessimo portando via il lavoro. I veneti e i meridionali non erano molto ben visti, anche se arrivato qui non ho trovato paesi propriamente moderni: giù le case avevano già il bagno, poteva essere sul balcone e non essere un gabinetto bensì una turca, mentre qui avevano ancora la casetta fuori casa. Erano anni duri. Quando abitavo a Vallanzengo vicino Valle San Nicolao dovevo farmela a piedi fin dopo Trivero; passavamo in mezzo al bosco e poi rientravamo alla sera. Abbiamo iniziato a piedi, poi abbiamo comprato le biciclette e le moto. Devo però dire che la gente dei paesi in cui abbiamo abitato è sempre stata cordiale con noi e anche con gli altri nostri compaesani.
Quando ha conosciuto sua moglie?
Giacomino Di Santo e consorte
Ci conoscevamo fin dalla nascita; lei era del ‘36, anche nella sua famiglia erano in tanti, in sette come nella mia. Eravamo vicini di casa, ci siamo fidanzati da giovanissimi, poi ci siamo sposati e abbiamo avuto tre figli: Maria Pompea, Teresa e Francesco. Siamo venuti qui in cerca di fortuna. Nella frazione mia moglie era conosciuta per la sua gentilezza… la porta di casa era sempre aperta a tutti e faceva delle pizze per il vicinato che mangiavamo giù nel cortile del condominio. Purtroppo è venuta a mancare nel 2011.
Qual è il suo segreto per mantenersi attivo?
Ogni mattina prendo la macchina, vado fino in Cremeria a Cossato e mi fermo lì circa due ore a leggere i giornali. Ogni tanto mi sposto anche a Biella per recuperare alcuni pezzi che mi servono; faccio ancora qualche lavoro manuale e di meccanica. In Cremeria mi conoscono tutti, mi chiedono il giornale da leggere e ci fermiamo a parlare. Mi piace discutere di qualunque cosa; dalla politica, alle questioni di genere, alle leggi razziali… Al sabato e alla domenica mio figlio mi viene a prendere per fare colazione e poi mi riporta a casa. Da quando è mancata mia moglie vivo con mia figlia. Fino a pochi anni fa andavo anche a tagliare l’erba nel campo sportivo della frazione; sono stato consigliere dell’ARCI.
Dove nasce la sua attenzione alle politiche sociali?
Giacomino Di Santo
Sono sempre stato un simpatizzante di sinistra e della CGIL, prima PCI e poi PD e ancora oggi seguo molto le notizie sindacali e politiche. Ho partecipato a molti scioperi per ottenere diritti che abbiamo ancora oggi, ma ultimamente trovo che tante cose le stiamo perdendo. Anche oggi ci sono bravi politici, ma non hanno più i valori che avevano ai miei tempi personaggi come Berlinguer. Non bisogna giudicare tanto le persone ma i valori che hanno; è una cosa che ho insegnato ai miei figli.
Che cosa significa per lei il Primo Maggio?
Per me è la festa di chi ha lavorato una vita, indipendentemente dalla fazione politica; si partecipa e si festeggia a qualsiasi età. Ho chiamato mio figlio, anche lui militante in CGIL eletto più volte, rappresentante RSU e RSL, e siamo andati alla manifestazione. Ho incontrato il segretario Filctem Filippo Sasso e ho chiesto una bandiera da portare in corteo. Ce ne ha date due, una ce l’ho ancora in macchina sul sedile posteriore.
Giacomino Di Santo
C’è un messaggio che vorrebbe lasciare a chi legge?
Soprattutto i giovani non dovrebbero dare per scontati alcuni diritti, come il diritto di voto. Abbiamo fatto delle lotte per dare loro questa possibilità: bisogna andare, sbagliare magari, ma l’importante è farlo. Vorrei anche “dire” che sono fiero dei miei nipoti: Omar, maresciallo di plotone, Luca che lavora in ospedale e Alex metalmeccanico.
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