I partiti politici – la caduta del fascismo (tratto dal libro di A. De Minco “Francavilla in Sinni”)

Repubblica_festeggiamenti_1946Vincenzo De Paola ha commentato l’articolo del prof. Giovanni Fortunato “Fermenti di liberta’ a Francavilla all’indonami della Liberazione” mostrando un grande desiderio di conoscere la storia locale riferita appunto a questo periodo in particolare. Per questo vogliamo pubblicare la testimonianza del compianto De Minco.

Io ritengo che da questi ricordi e dalle testimonianze di persone attente alle questioni del paese si debba procedere a un lavoro di ricerca storica per mettere nero su bianco su tutto ciò che ricordiamo per tramandare alle generazioni presenti e future e mettere nella giusta considerazione l’impegno e la passione civile di tante persone che hanno costruito la vita democratica e istituzionale a Francavilla dopo la caduta del regime fascista.

Per questi motivi voglio fare da sprone a Giovanni Fortunato e a tutti I componenti del Comitato di Ricerca Storica su Francavilla sul Sinniaffinché si mettano al lavoro il più presto possibile con la serietà e la scrupolosità che li ha caratterizzati nei precedenti lavori.

Antonio Fortunato

Dal libro di Antonio De Minco

Francavilla in Sinni

Ricordi e considerazioni sulla realtà sociale, economica, politica, culturale, magica, religiosa…

I partiti politici – la caduta del fascismo

 

26luglio43smDopo la caduta del fascismo, com’era naturale che fosse, seguì un periodo molto confuso. Quella confusione fu determinata da due ordini di fattori: 1°carenza di uomini con competenza specifica in materia, 2° le generazioni giovani avevano subito, per il ventennio, il dominio e l’influenza dell’ideologia fascista. La speranza perciò, risiedeva nelle generazioni più anziane e, soprattutto in chi, non dico aveva combattuto il fascismo, ma nutrito idee politiche diverse.

Sotto la democrazia vige costantemente la possibilità di scelta e libertà. I popoli si auto educano alla conoscenza del bene, alla lotta, alla ricerca del possibile. Pur in mezzo alla confusione, perché i meccanismi si intrecciano, collidono, emerge il meglio del possibile. Sotto la dittatura, invece, tutto degrada, appassisce e muore. Quando al pensare degli uomini, vero patrimonio di autentica ricchezza, viene messo il bavaglio, i pensieri e le idee vengono repressi: la vita stagna. Così come accade, in quei particolari momenti, quando crolla il vecchio e si fa strada il nuovo, i meccanismi ricominciano ad interagire e l’apparenza esteriore del processo, assume l’aspetto della confusione.

Il primo atto che fu compiuto dal comitato, fu la costituzione o ricostituzione del Partito d’Azione. Quei cittadini non seguirono con entusiasmo quella formazione partitica. Tuttavia, dopo poco tempo, vennero fuori altre formazioni: Comunista e Democratica Cristiana.

I programmi, molto chiari che contraddistinguevano quei partiti, non lo erano allora e per quei cittadini, per la semplice ragione di palese ignoranza di politica generale. Così, si poteva verificare, con segni inequivocabili che l’orientamento generale era guidato dal semplice fatto o considerazione che gli operai, i poveri, i nullatenenti votassero e simpatizzassero per il Partito Comunista, mentre gli altri, anche se nelle condizioni non proprio di agiatezza, ma per il solo fatto di essere cattolici, seguivano i consigli del Parroco e dell’intero clero.

Il maccartismo faceva proseliti nella piccola comunità. Segretario della sezione di Francavilla, del partito comunista, fu, per molto tempo, un dipendente dei proprietari della centrale elettrica. Certamente, a seguito della rottura dei rapporti con quei proprietari, che militavano nelle file della Democrazia Cristiana ed anche da tutti i precedenti intercorsi tra di loro, nacque una certa tensione e lotta di classe. Sono rimasti memorabili i comizi-spettacoli: gli attacchi degli uni contro gli altri; le manifestazioni con lunghi cortei e bandiere rosse. Le polemiche verbali, i dispetti, le liste dei simpatizzanti ed i comportamenti acrimoniosi verso il debole, gli impedimenti per eventuali posti di lavoro, nei riguardi delle persone ritenute avversarie, con esplicitazione di ogni forma di lotta per la distruzione dell’altro: erano la moda e la prassi quotidiana. Verso poi, gli iscritti al Partito Comunista, partito ritenuto contrario alla religione cristiana ed invero i principi demolivano ogni forma e manifestazione religiosa, ma non si teneva conto che quell’ideologia, come teoria, non era conosciuta dall’uomo della strada e, forse, neanche da alcuni cosiddetti “intellettuali”, vigeva, da parte della Chiesa, la scomunica. In certi particolari momenti dell’esistenza, l’uomo smarrisce il senso vero della vita. La necessità spinge in tutte le direzioni e chi, per fortuna o altre ragioni, siede su una quota, magari non guadagnata né con intelligenza, né con impegni, si arroga il diritto di pronunciare sentenza e gettare fango addosso. La divisione tra i simpatizzanti dell’uno e dell’altro partito, un certo momento parve netta, distinta e stigmatizzante. Fu possibile, come accade spesso, notare che un membro della famiglia che primeggiava nel partito democristiano, simpatizzasse e partecipasse ai cortei indetti da quel Partito Comunista. Se si poteva poi, sbarrare la strada a un avversario, l’impegno assumeva la forma parossistica ed in caso di successo ci si creava, immaginariamente, una posizione “superiore”. La lotta per migliorare nella vita, ha un senso; ma la lotta per la lotta qualifica l’uomo al pari delle “bestie”. Così, incidentalmente, mi preme, tra tutti questi ricordi, riferire, per meglio rendere quella realtà, un episodio che mi ha riguardato direttamente (per condivisione di passione musicale con il figlio del segretario del Partito Comunista, mi recavo qualche volta, da lui, che disponeva di chitarra e mandolino. Trascorrevamo delle serate a dilettarci con quegli strumenti, seduti su dei gradini di fronte a quella sezione).

Nel 1950 lasciai Francavilla, per arruolarmi in Polizia. Dopo il corso effettivo e specializzazione in trasmissione radio, venni destinato alla Prefettura di Matera. Lì conobbi ed intrattenni rapporti di amicizia con il comandante del reparto ed il suo vice.

Quest’ultimo, a seguito di una visita ginecologica della sua signora, effettuata a Francavilla, mi riferì che il medico lo aveva informato che io ero stato simpatizzante e militante del P.C.I..

Logicamente quel tenente fece delle giuste considerazioni, per conoscenza diretta, era della provincia di Potenza, del nostro carattere ed insieme facemmo il nostro commento. Quella era l’aria che tirava pur tra quattro case di un piccolo centro abitato della Lucania, oggi Basilicata.

Ritorno a seguire la traccia di cui al capitolo.

Roma-26-luglio-1943Con la caduta del fascismo, i giovani che avevano subito quella influenza e ne avevano quasi digerito i principi ed i presupposti, si trovarono di fronte a fatti emergenti che richiedevano riflessioni e maturazioni. Gli orientamenti di ognuno risentivano dell’influenza che gli adulti esercitavano, così come avevano fatto i maestri elementari nell’esaltare le peculiarità del fascismo. Tuttavia il passaggio dal vecchio al nuovo non ha mai una chiara e netta linea di demarcazione. Così accadde che profondamente nostalgici e avviluppati da tutti i ricordi dell’infanzia e fanciullezza, quattro giovanissimi costituimmo segretamente “la Giovanissima Italia”. Quante pretese, quante illusioni!

Tenevamo delle riunioni in luoghi fuori dal centro abitato e se dovevamo comunicare in presenza di altri, avevamo dei segni convenzionali. Quegli amici erano in ordine alfabetico: F. Di Nubila e G. G. Messuti e V. Perrone.

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