Beatrice Ciminelli
Il 26 gennaio è approdato in Parlamento il testo sulle unioni civili, che è difficile non interpretare come mercificazione dell’essere umano. Mi assumo fino in fondo la responsabilità di essere pubblicamente contraria al testo del disegno di legge Cirinnà, perché tenta di omologare condizioni differenti nella forma e nella sostanza – matrimonio ed unioni civili – e che, proprio perché tali, vanno regolate in modo differente. È palesemente irrazionale e patetico il tentativo di far passare come identici il rapporto fra un uomo ed una donna e quello fra due persone di pari sesso. Irrazionale, perché di fatto nega il primo e fondamentale diritto in gioco: il diritto del bimbo di avere una mamma ed un papà. Diritto naturale e inalienabile, che nessuna ideologia può violare. Patetico, perché nessuno vuole negare i diritti civili legati alla persona che sceglie di vivere con altra persona di pari sesso. Questi diritti non sono in discussione. Il tema è un altro e sono i sostenitori stessi delle unioni civili a dichiararlo: omologazione completa con il matrimonio.
L’articolo 5 del ddl Cirinnà prevede la cosiddetta stepchild adoption, cioè l’adozione da parte del convivente del bimbo biologico del partner (letteralmente, “adozione del figliastro”). Di fatto, la stepchild adoption legittima quella pratica che la legge italiana condanna con la legge 40/2004. Sul piano culturale, come si può chiamare legge uno strumento che mercifica due esseri umani: il bimbo “comprato” su misura, (con tanto di scelta dell’ovocita, diagnosi pre-impianto, aborto selettivo quando vengono impiantati più embrioni per garantire maggiore successo) e la donna ingaggiata a contratto?
È la logica che emerge dal mercato degli embrioni prodotti in laboratorio per l’utero in affitto.

La “portatrice”, cioè la donna che partorisce il bimbo, è un mero oggetto: uno strumento nelle mani di chi paga e se chi paga decide che il bambino va abortito, la portatrice deve abortire. Melissa Cook, donna californiana con in grembo tre gemelli, per affittare il suo utero ha preso 33mila euro. Ma quando le hanno ordinato di abortire uno dei tre, lei ha difeso i suoi piccoli e si è rifiutata.
La maternità surrogata è un crimine violento, le donne non sono surrogati e la compravendita stipulata sulla pelle di bambini e di donne in stato di bisogno è un crimine contro la dignità della persona. Con quale diritto, dunque, una coppia di omosessuali, maschi o femmine, chiede di adottare un bambino? Con quale diritto pretende di allevare un bimbo dentro una visione distorta della Vita, cioè con due padri o due madri? E, nel caso di due omosessuali maschi, con quale diritto la coppia sfrutta una donna per procurarsi un bambino e comprarselo come un qualsiasi bene materiale?
Un essere umano nasce da due individui di sesso diverso. Così è, anche se non vi pare.