Il Disegno di Legge sul riordino Sanitario in Basilicata non elimina le criticità ed i divari tra territori regionali

Negli ultimi due mesi la stampa regionale ha riportato numerose riflessioni, giudizi, comunicati ed interviste relativi al disegno di legge

Riforma del Sistema Sanitario Regionale di Basilicata”, fatto circolare nelle aule del Palazzo della Regione, non ancora licenziato dalla Giunta Regionale.

Per la verità i giudizi espressi da più parti sul testo sono fortemente critici, in quanto il riordino ipotizzato non supererebbe le criticità emerse in questi anni, accentuate dall’emergenza COVID, e non affronterebbe con consapevolezza e rigore programmatico il problema della sanità regionale, soprattutto quello delle aree periferiche della regione.

Considerata la complessità della materia e la delicata situazione generata dal riordino del sistema sanitario regionale dalla L.R n. 2/2017, prima di pronunciare un giudizio, abbiamo voluto analizzare il documento per comprenderne la reale architettura organizzativa e verificare la fondatezza delle lamentazioni da più parti sollevate, non senza aver sperato, inutilmente, che un giudizio sul disegno di legge fosse espresso dalle istituzioni locali, prima di tutti legittimate a garantire il diritto alla salute ed il rispetto delle garanzie costituzionali dei propri amministrati.

Va premesso, in via preliminare, che

  1. il riordino dei sistemi sanitari regionali è stato sollecitato dal Governo e dal Ministro Speranza, di fronte alle evidenti difficoltà manifestate dai sistemi regionali pubblici ed alla esigenza di renderli efficienti e rispondenti alle mutate situazioni dettate anche dalle sopravvenute emergenze;
  2. la riorganizzazione sanitaria continua ad avere come fonte normativa nazionale di riferimento il D.M. n. 70/2015 e la sua articolazione;
  3. essa non può prescindere dalle indicazioni del Nuovo Patto per la Salute, licenziato dalla Conferenza Stato-Regioni il 18/12/2019;
  4. deve tener conto del Piano Nazionale delle Cronicità emanato nel 2016 dal Ministero della Salute, relativo alla riorganizzazione dell’assistenza territoriale per la gestione delle cronicità, individuando modelli più avanzati e consolidati di presa in carico dei pazienti cronici, problema già affrontato in molte regioni del nord, ma completamente disatteso in altre regioni.

Il disegno di legge sul Riordino del Sistema Sanitario Regionale di Basilicata, di cui è discussione, che abroga la L.R n. 2/2017, modifica, per la parte non compatibile, la L.R n. 12/2008 ed organizza il Servizio Sanitario Regionale tramite due nuove Aziende:

  1. l’Azienda Sanitaria Territoriale Unica Regionale (ASTUR Basilicata);
  1. b) l’Azienda Ospedaliera Regionale Unica di Basilicata (AOUR Basilicata).

L’ASTUR erogherà le prestazioni relative alla prevenzione, all’assistenza distrettuale e le attività già svolte dalle Aziende Sanitarie di Potenza e Matera.

Gestirà il Servizio di Emergenza-Urgenza (118), nonché la competenza gestionale dei Presidi Ospedalieri Distrettuali di Chiaromonte, Lauria, Maratea, Tinchi, Stigliano, Tricarico ,Venosa e Pescopagano. (omesso nel d.d.l)

I Distretti Sanitari diventeranno 6 (il Lagonegrese-Senisese ne perderà uno).

L’AOUR sarà composta dall’Ospedale San Carlo (DEA 2° livello), dall’Ospedale di Matera (DEA 1° livello), dai Presidi di Base di Lagonegro, Villa d’Agri, Melfi e Policoro, quale struttura ospedaliera unica articolata in più plessi.

E’ individuato tra questi un secondo DEA di 1° livello sulla base “dei maggiori volumi prestazionali” (Policoro ?).

E’ prevista l’attuazione di percorsi di continuità assistenziale Ospedale-Territorio e degli Ospedali di Comunità. (diventano tali gli ex ospedali definiti distrettuali).

Tutto il resto dell’articolato è conseguenziale a questa nuova impostazione con la nomina di Commissari per un anno per la gestione delle nuove Aziende, è prevista anche una gestione dei debiti e dei crediti e la gestione liquidatrice delle Aziende soppresse.

C’è chi ritiene che questa neo-organizzazione sanitaria fosse finalizzata alla rimozione degli attuali Direttori Generali, per cui non vi è sotteso alcun atto programmatico serio e mirato ad eliminare le tante criticità ed incongruenze emerse in questi tre anni, che l’esperienza COVID ha accentuato mettendo a nudo la inadeguatezza della riforma del 2017.

Non siamo tra questi.

Ridurre tutta l’operazione del Riordino Sanitario ad una mera operazione finalizzata alla rimozione di personaggi non omologati, pare francamente una tesi troppo limitativa e credibile, perché la materia, di cui si discute, è delicata ed inerisce la salute dei cittadini e la garanzia del diritto costituzionale alla salute. E’ di queste ore la notizia che il TAR Basilicata ha dichiarato illegittima la nomina del contestato Barresi, per cui speriamo che la scelta ricada su un manager di alta formazione e professionalità.

Ospedale S. Carlo Potenza

Nel merito, però, il disegno complessivo della riorganizzazione è carente e non affronta le debolezze endemiche del sistema sanitario regionale, già depauperato da una irrazionale organizzazione accentratrice operata dalla L.R n. 2/2017, che accorpando gli Ospedali di Base di Lagonegro, Villa d’Agri e Melfi all’Azienda Ospedaliera San Carlo, ha tolto al San Carlo le funzioni di centro di alta elezione, ma ha determinato il depotenziamento dei Presidi Ospedalieri di Lagonegro, Villa d’Agri e Melfi, declassati ad ospedali di Base, con le prerogative previste dall’allegato 1 al D.M 70/2015, privandoli delle loro funzioni attrattive nelle rispettive aree di competenza.

La provincia di Matera aveva mantenuto un maggiore equilibrio, perché il sistema sanitario, compreso quello ospedaliero, ha fatto capo all’Azienda Sanitaria di Matera (ASM) che con autonomia gestionale ed organizzativa ha avuta la competenza sull’assistenza ospedaliera, compresi i piccoli ospedali delle aree interne, la medicina distrettuale e quella territoriale.

La riforma sottrae l’autonomia al Madonna delle Grazie, che viene inglobato dal San Carlo, i piccoli ospedali vengono ridotti ad ospedali di comunità e si ipotizza una impercorribile ipotesi di DEA di 1° livello a Policoro,” sulla base dei maggiori volumi prestazionali”.

Quest’ultima ipotesi, appare più un’atto di fede dell’Assessore al ramo verso il suo paese, ma è tesi insostenibile sul piano giuridico, laddove il D.M 70/2015 prevede che l’organizzazione dei DEA di 1° livello presuppone un bacino di utenza da 150.000 a 300.000 utenti e le strutture del capitolo 2- punto 2.4 dell’allegato 1.

Ospedale Chiaromonte

Considerato che la provincia di Matera conta 195.998 abitanti al 31.12.2019, la tesi appare impraticabile sul piano giuridico, in quanto gli stessi abitanti concorrono a giustificare il DEA 1° livello di Matera.

Sul piano politico non è comprensibile ipotizzare due DEA di 1° livello in provincia di Matera e lasciare completamente sguarnito il Lagonegrese-Senisese, ove si ipotizza un Presidio di Base a Lagonegro ed un Ospedale di Comunità a Chiaromonte.

Se sforzo la Regione deve operare e costruire una ipotesi di ingegneria tecnico sanitaria, compresa la deroga al numero degli abitanti, l’area da privilegiare è il Lagonegrese, in particolare Lagonegro, dove il progetto dell’ex Ospedale unico è stato soppiantato dalla previsione dell’Ospedale di Base e dove le risorse già disponibili (oltre 76 milioni) potrebbero essere utilizzate per rafforzare la struttura, come oggi annunciato dalla stampa, e organizzare un DEA di 1° livello, considerato che esso serve l’area Sud della Basilicata, tutta l’area a sud di Potenza, con l’inevitabile attrazione dell’alto cosentino, del Vallo di Diana e di gran parte dei territori dei Parchi Nazionali del Pollino e della Val d’Agri.

Questo metterebbe in sicurezza il Lagonegrese e l’area sud dal punto di vista dell’emergenza-urgenza per patologie complesse, della osservazione breve intensiva e di medicina d’urgenza, per trasferire, ove necessario, in continuità di assistenza al DEA di 2° livello (San Carlo) i casi più complessi e non trattabili.

Quanto a Chiaromonte, la ipotesi di Ospedale di Comunità, è quella da noi più volte rappresentata, temuta e contestata da quando affrontiamo questa materia.

L’area del Senisese-Serrapotamo-Sarmento è un’area caratterizzata da una grave crisi socio-economica, con scarsa infrastrutturazione, viabilità priva di sicurezza, spopolamento ed invecchiamento della popolazione, per cui è quella che più di ogni altra nella nostra regione presenta le caratteristiche previste dal D.M 70 per essere individuata quale area svantaggiata, nella quale può essere organizzato l’ospedale di area disagiata previsto dal punto 9.2.2 dell’allegato 1 al DM 70.

Relegando l’Ospedale di Chiaromonte ad Ospedale di Comunità, significa decretarne il definitivo ed irreversibile declassamento ed è davvero strano che questa evidente proiezione non venga colta da quanti hanno a cuore le sorti del presidio, che è uno dei pochi nella regione, che presenta tutti i requisiti previsti dal punto 6.3 del più volte citato D.M 70 circa la qualità e la sicurezza della struttura.

Né possiamo continuare a ritenere che le strutture extra-ospedaliere presenti a Chiaromonte, in parte affidate a gestione esterna, configurino l’avvenuta riconversione dell’ospedale.

Ospedale Madonna delle Grazie – Matera

Quello che poi non convince dell’intera articolazione del disegno di legge, è che ancora una volta il San Carlo non venga restituito alla sua reale vocazione di alta elezione; in questi anni non abbiamo visto nessun primario muoversi dal centro e spostarsi negli ospedali di base, mentre abbiamo assistito ad una crescita esponenziale di interventi di routine al San Carlo, che lo hanno depotenziato delle sue prerogative e delle sue funzioni altamente elettive.

Quanto alla medicina territoriale, solo accennata dal d.d.l, è intervenuta negli ultimi anni una vera rivoluzione concettuale, per quanto riguarda l’assistenza domiciliare, le cronicità e la non autosufficienza.

La presa in carico dei pazienti cronici nel territorio, deve avere nei medici di base un ruolo di cerniera, completamente innovativo e svilupparsi attraverso Unità di Cure Complesse Territoriali e le Aggregazioni Funzionali Territoriali, come avviene in altre regioni, utilizzando nuove figure e strutture, dai medici di Base agli Specialisti, all’infermiere di famiglia, alla Farmacia dei servizi.

Si tratta, insomma, di riorganizzare in parte la medicina di Base, attraverso strutture in cui sviluppare il sistema di presa in carico proattiva e precoce dei malati cronici, finalizzando ogni azione al rallentamento dell’evoluzione clinica e alla riduzione delle complicanze.

Antonio Amatucci

Purtroppo la nostra regione è una delle regioni inadempienti per quanto riguarda l’erogazione dei LEA, secondo il nuovo sistema di verifica e valutazione dei Livelli Essenziali di Assistenza e la cosa non è senza conseguenze, come riportato dalla Corte dei Conti nel suo ultimo Report sul Coordinamento della Finanza Pubblica; raggiungere un punteggio di sufficienza garantisce alle Regioni lo sblocco di ulteriori fondi, una quota premiale pari al 3% del fondo sanitario al netto delle entrate proprie, che tradotto praticamente significa somme aggiuntive ed importanti, che in caso di punteggio insufficiente vengono perse. Abbiamo preso conoscenza, attraverso la DGR n. 454/2020, di una iniziativa della Regione Basilicata per una collaborazione con l’AGENAS (Agenzia per i servizi sanitari regionali), circa un supporto nella costruzione di un sistema organizzativo per il Riordino del Servizio Sanitario Regionale, per la realizzazione di modelli gestionali e per la definizione dei piani assistenziali specifici. Ci pare una buona iniziativa, ma continuiamo a ritenere che la politica debba servirsi del supporto e delle consulenze tecniche, ma non debba mai rinunciare alle sue prerogative nelle scelte e nella programmazione. In questo senso speriamo che l’iniziativa, pur positiva, sia il giusto supporto per scelte giuste, logiche e razionali, che la politica dovrà con urgenza operare.

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