Gigi Proietti chiude il suo palcoscenico – La valigia dell’attore la porta in Cielo

Un personale ricordo

Gigi Proietti

Ci lascia nel suo ottantesimo compleanno: le ultime parole augurali le ha espresse in televisione, nella tarda serata di domenica 1 novembre, Enrico Brignano, suo allievo come altri visi televisivi (Flavio Insinna, Giorgio Tirabassi). E nella notte Gigi Proietti chiude per sempre il suo sipario. Aveva avuto un rapporto ironico con la sua data di nascita:

Che dobbiamo fa’? 2 novembre, la data è quella che è…“.

Gravi problemi cardiaci, lui, istrionico della scena, capace di trattare con garbo Sheakespeare come Petrolini e Trilussa, e al cinema la Commedia (da Scola a Monicelli a Festa Campanile a Blasetti a Citti) fino a ruoli un po’ ostici come nell’Urlo di Tinto Brass (del ’68) e con Elio Petri ne La proprietà non è più un furto e con Bolognini in Bubù. E ancora Cavaradossi nella Tosca diretta da Gigi Magni (suo amico di una vita) insieme alla Vitti, e Meo Patacca in romanesco arcaico ben più comico.

La televisione lo assorbe rendendolo popolarissimo, autoironico capace di riempire la scena con inventiva e personalità. Da vero mattatore, si dirà, che passa dalla musica con una voca calda (fa persino il verso a Louis Armstrong e diverte con Nun me rompe er ca’ ispirandosi agli chansonnier). Stravaganze istrioniche, con una carica tutta sua, da divoratore del palcoscenico. Poliedrico, persino doppiatore di alto livello (ricordiamo solo il suo “Adrianaaaaa” doppiando il primo Rocky- Stallone) e diversi grandi attori americani, da Richard Burton a Richard Harris, Marlon Brando, Robert de Niro e Dustin Hoffman. Sarà anche nel film americano “Un matrimonio” del grande Robert Altman che nel ’78 lo diresse con un cast di alto profilo.

Erede di Gassman (è al suo fianco nel Brancaleone di Monicelli), ma un po’ più popolare, Proietti è stato anche regista e autore di libri (Decamerino, dietro le quinte pochi anni fa). Nel 1970 sostituisce Domenico Modugno, accanto a Renato Rascel nel musical Alleluja brava gente di Garinei e Giovannini. Alterna cinema teatro e tv.

Con Febbre da cavallo diretto da Steno arriva la consacrazione, per un film ritenuto un cult e ripreso nel remake del 2002 da Carlo Vanzina. E’ il maresciallo Rocca nella serie Tv. Fino al recente Mangiafuoco nel Pinocchio di Matteo Garrone.

Gigi Proietti

Rimarrà il palcoscenico la sua vera casa: Cyrano, I sette re di Roma. E’ nel dramma di Sem Benelli La cena delle beffe accanto all’immenso Carmelo Bene, quindi il sodalizio con lo scrittore Roberto Lerici, insieme al quale scrive e dirige i suoi spettacoli rimasti nella storia, A me gli occhi, please, con la valigia dell’attore portata ovunque con repliche nel 1993, nel 1996 e nel 2000. Al Teatro Brancaccio di Roma, nel 2003, avemmo l’onore di essere ospitati nel suo camerino, prima del suo spettacolo Io, Totò e gli altri. Senza alcuna alterigia, ci fece accomodare, e parlò con naturalezza del suo spettacolo; gli raccontavamo di aver condotto dalla Basilicata oltre 100 persone per il suo spettacolo (organizzato dall’Ansi con i proff. Bonanata e Lostaglio) e lui se ne compiaceva con un sorriso benevolo.

“Ringraziamo Iddio, noi attori abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte, che nel teatro si replicano tutte le sere”, confidava. Gli piaceva citare la grande Anna Proclemer quando le chiedevano: ‘Cosa serve per fare l’attore?’ e lei rispondeva: ‘La salute’.

I Lucani ricorderanno Proietti per la inaugurazione di Matera 2019, accanto al presidente della Repubblica Mattarella. Aveva cantato i versi di Scotellaro E’ fatto giorno.

Grazie al Cinema e alla Tv Gigi rimarrà nelle teche della memoria.

“Comici si nasce facendo sberleffo alla paura più grande. E chi più di lui? Nasce il giorno dei morti. Ha fatto ridere i vivi. E oggi, con grande ironia e sarcasmo, se ne esce di scena abbracciando Colei che ha deriso per tutta una vita. Immagino pure cosa le ha detto: “signora mia, la onoro con la mia presenza proprio nel giorno a Lei dedicato. Sarò finalmente suo, ma da oggi non me sta più a rompe er ca!”

Lo saluta così Giovanni Zurzolo – PresenzaEtica.

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