Mosè Antonio Troiano
Come cittadino e come Sindaco di San Paolo Albanese “vivo” quotidianamente il Parco Nazionale del Pollino, il Parco più grande d’Italia con la sua popolazione di circa 150.000 abitanti, i suoi 192.565 ettari di estensione e ben 56 Comuni (32 Calabresi e 24 Lucani). Il primo febbraio scorso, la Comunità del Parco mi ha designato, insieme ai Sindaci, Valentina Viola di Chiaromonte, Angelina Barbiero di Buonvicino (Cs) e Angelo Catapano di Frascineto (Cs), nel Consiglio Direttivo dell’Ente.
Quest’anno ricorrono i 30 anni dalla legge n. 394 del 6 dicembre 1991 sulle aree protette, che ha dato il via alla istituzione di nuovi parchi in Italia, tra i quali il Pollino.
La domanda, che sento porre dagli abitanti del posto, è sempre: Cosa è stato fatto in questi 30 anni per tutelare la natura e per promuovere uno sviluppo sostenibile?
I principali temi, che ritengo sia utile prendere in considerazione per rispondere concretamente alle aspettative dei cittadini del parco, riguardano la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali e culturali, del territorio rurale, dell’agricoltura tradizionale di qualità e dei borghi.
Le risorse naturali e culturali. Tali risorse sono fondamentali per lo sviluppo sostenibile e per l’economia circolare. Occorre rendere i prodotti quanto più possibile duraturi ed efficienti e, di conseguenza, ridurre drasticamente la produzione di rifiuti, contribuendo notevolmente alla riduzione delle emissioni di gas serra. Il Parco deve essere un attrattore di Turismo e di Visitatori, in tutte le stagioni, in modo da rivitalizzare gli antichi Borghi e i Prodotti agroalimentari tradizionali e di notevole qualità.
I Borghi. Sono nel Parco, del versante sia calabrese che lucano, 56 Comuni, gran parte dei quali costituita da piccoli borghi spopolati e abbandonati.
Negli ultimi anni sono cresciute le attenzioni nei confronti di questi borghi. È cresciuto, inoltre, l’interesse per il “Parco”. Vi è in atto un fermento culturale, che sta producendo idee, proposte, progetti e un incalzante dibattito con parole d’ordine quali: visione, strategia, sostenibilità, rigenerazione, circolarità. In questo quadro politico-programmatico e giuridico-finanziario si può inserire, con consapevolezza e determinazione, la Strategia Nazionale per le Aree Interne (Snai): una strategia che tenga conto dei luoghi e delle persone che vi abitano, con l’obiettivo di vincere la marginalità, di ridurre la «perifericità», non solo come lontananza geografica, ma anche come lontananza socio-economica e politica dal centro.
Un ruolo significativo potrà svolgere il Parco nella interazione tra le due Regioni (Basilicata e Calabria), le tre Province (Cosenza, Matera e Potenza) ed i 56 Comuni.
Territorio rurale. Insieme alla natura, il territorio rurale è l’essenza fondante delle finalità del Parco. Nel territorio rurale si riscontrano le maggiori difficoltà di gestione e di crescita. Un ristoratore, un allevatore, un agricoltore, al di là degli aspetti legati alla crisi economica italiana e mondiale, ha difficoltà a rendere gestibili norme, provvedimenti, interventi, spesso poco metabolizzati e molto distanti dai propri bisogni. Un cinghiale che devasta i seminativi non potrà mai essere accettato. Non lo considera un ecosistema compatibile ed in equilibrio. L’Agricoltura tradizionale sta scomparendo, è necessario creare le condizioni sociali e culturali perchè un giovane possa avere lo stimolo per mettere in atto quel cambio generazionale che sta mancando da diverso tempo. L’innovazione tecnologica è necessaria anche in agricoltura. Il Parco può garantire la Ripresa e la Rinascita degli ambienti montani. Può essere un prezioso Marchio di qualità di questi territori emarginati, poiché valorizza le risorse, le peculiarità e le bellezze.
Nel trattato Rete Rurale Nazionale 2014-2020, redatto dal MIPAAF – Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali – si legge “In molte aree interne e montane la pastorizia – basata sull’allevamento estensivo a pascolo brado di diverse specie – è l’unica attività economica in grado di mantenere una presenza produttiva sui territori”. La biodiversità e l’agrobiodiversità (limitata alle razze animali e alle varietà vegetali) sono una ricchezza, sono la nostra assicurazione sul futuro, perché permette alle piante e agli animali di adattarsi ai cambiamenti climatici, agli attacchi di parassiti e malattie. Tra le tante testimonianze di biodiversità, nei pascoli della nostra area, sono, per esempio, da menzionare le diverse varietà di Cardo Mariano, che crescono solo in zone incontaminate, il cui beneficio è la protezione, da danni di diversa origine, delle cellule del fegato.
Rafforzare il ruolo del parco in tempi di pandemia. Il periodo che stiamo vivendo, determinato dal Covid-19, deve farci molto riflettere sui problemi che questi temi ci pongono. Vivere nei piccoli borghi, in questi mesi di lockdown, è stato sicuramente un vantaggio per distanziamento e qualità della vita. Non lo è stato per quanto riguarda le connessioni digitali. Secondo i dati elaborati per Legambiente dal Centro Studi Caire, tra i piccoli comuni la domanda di «collegamento» è servita solo per il 17,4%, a fronte di una media nazionale del 66,9%, un divario digitale enorme. Per questo dobbiamo «riconnettere il Paese»! Solo riconnettendolo possiamo mettere in atto le interessanti e valide riflessioni, in merito, dell’Architetto Fuksas: “Serve un nuovo Umanesimo. Torniamo nei paesini e lavoriamo da casa”!
Su questo tema il Parco può incidere notevolmente, considerato che sotto le proprie ali “protettive” vivono Comunità che possiedono proprio le caratteristiche sopra descritte.
Mosè Antonio Troiano
Sindaco di San Paolo Albanese