Ernesto Calluori
Il lettore frettoloso che si fosse trovato a sfogliare Cronache Lucane del 30 novembre u. sc. che riporta il box riservato ad Andrea Di Consoli in Lettere Lucane dal titolo “Perché tutti vogliono andare via dalla Basilicata? avrebbe avuto un attimo di sbandamento nell’impattare con questo articolo.

Il povero lettore, attratto dal titolo si sarebbe presto trovato in preda al dubbio angoscioso di non aver ben capito di cosa si stesse discutendo. Ma l’intervento dell’autore è molto plastico “secondo una proiezione Istat, la popolazione lucana del 2066, conterà circa 400 mila abitanti – attualmente i residenti sono 570 mila – e a reggere demograficamente, saranno soltanto le aree urbane di Potenza e Matera e quelle del Vulture.

Sarà, invece, un disastro per i piccoli comuni e aree interne”. Da questi dati lo spopolamento del Sud continua a crescere cui ha fatto eco il rapporto Svimez come ha evidenziato il segretario regionale della Cgil Angelo Summa, il quale ha affermato che la denatalità e lo spopolamento sono la prova più evidente dello scarso investimento nelle politiche del lavoro. In assenza di lavoro di qualità, i giovani emigrano lasciando la Basilicata in basso alle classifiche per sviluppo e innovazione.

E’ risaputo : non c’è futuro se i giovani sono fuori dal mondo del lavoro con l’unica prospettiva di contratti precari. Chi ricopre ruoli istituzionali, a partire dai parlamentari lucani, deve assumere, quale priorità, la questione dell’occupazione e alla straordinaria opportunità del Pnrr. La questione della sparizione dei comuni non può essere affrontato con il dogmatismo catechistico ma con la determinazione di riuscire a declinare sviluppo e innovazione.