Ernesto Calluori
A voler formulare delle critiche nei confronti della classe politica, si rileva in via prioritaria che la maggior parte dei componenti non abbia mai esercitato nessun mestiere, che non abbia mai svolto altra attività che quella politica da cui ne consegue la non conoscenza della vita reale dei cittadini.

Se ne deduce, quindi, che la classe politica finisce per interessarsi dei suoi problemi, del suo futuro, di rielezione piuttosto che di quanto è nell’interesse dei cittadini.
Il candidato, una volta eletto, ha come obiettivo prioritario l’accrescimento del suo potere politico, si costruisce una rete di privilegi che, a volte sconfinano nella corruzione. Altro elemento da considerare – meno facile da valutare – è la mancanza di competenza. Infatti, la classe politica riesce a sopravvivere senza dimostrare di essere competente. Anzi, molto spesso, emergono non le donne o gli uomini più competenti, ma quelli meno preparati.

Questi ultimi sanno occupare una pluralità di cariche nel loro partito, nelle amministrazioni locali, nel parlamento oppure a fine carriera in qualche ente i cui vertici vengono nominati dal potere politico.
Un minimo di alternativa a questo strano metodo di operare si è tradotto nel referendum costituzionale relativo al taglio dei parlamentari che si è concluso con la vittoria del Sì per cui il numero dei parlamentari passerà da 945 a 600. Il passaggio prevede alla Camera da 630 a 400 Deputati; al Senato da 315 a 200 Senatori.

Con le prossime (e imminenti…) elezioni politiche si spera che gli elettori siano i principali attori per una rinnovata classe politica, consapevole, quest’ultima che dal loro comportamento dipende sia la durata che la democraticità del sistema politico e, in definitiva il benessere collettivo.