Antonio Fortunato
San Francesco di Sales un Santo che si venerava a Francavilla il 29 gennaio di ogni anno.
La tradizione intesa come un insieme di capacità, saperi, memoria di eventi sociali e storici, delle usanze, delle ritualità, norme e valori che gli esseri umani apprendono in quanto fanno parte di una certa società passa di mano in mano nel corso del tempo e nel passaggio mantiene almeno un certo grado di invarianza.

Noi francavillesi, per varie ragioni, abbiamo poche tradizioni che rispettiamo e altre che abbiamo messo in soffitta. Su questo giornale ho letto che la Parrocchia vuole riprendere i festeggiamenti in onore di San Francesco di Sales proprio per ripristinare una tradizione religiosa che era stata abbandonata da molti anni.
Da quello che ricordo era una festa che si svolgeva in tono minore, in un solo giorno e precisamente il 29 gennaio, anche perché cadeva nel cuore dell’inverno. Mentre le altre festività religiose duravano due giorni. Però il Santo veniva venerato profondamente dal popolino e molte persone che portano il nome Francesco lo devono alla devozione appunto dei famigliari per questo Santo e anche per tramandare il nome nella famiglia.
Come si nota dalla foto a margine, questa processione veniva affidata al defunto sacerdote don Nicola Maria Messuti che, a detta di tutti era il prete “compagno” ben voluto dalle masse di braccianti e operai.

Purtroppo ogni Santo aveva ed ha la sua tifoseria, i suoi supporter.
Si è voluto di recente introdurre anche San Francesco d’Assisi nel novero dei Santi locali sia con una statua e sia nella toponomastica locale, per volontà del sindaco Francesco Cupparo, così come tanti anni fa sono sorte alcune cappelle private per la venerazione della Madonna dell’Assunta e della Madonna di Pompei, volute rispettivamente dalle famiglie Viceconte e Messuti.
Esse sono sorte in un periodo storico in cui non c’era molta chiarezza nei rapporti tra Stato e Chiesa, e siccome Francavilla era stata sotto la giurisdizione dei Certosini della Certosa di San Nicola, non aveva famiglie con titoli nobiliari e castello come nei comuni viciniori, le famiglie che avevano possedimenti, ricchezze e membri che occupavano posti di riguardo nella società dell’epoca (preti, avvocati, medici) con questa forma di devozione volevano far pesare la loro influenza anche sull’operato del clero locale.
Altre famiglie in seguito si sono accaparrate altre Madonne (Madonna del Carmine, di Viaggiano, di Fatima, ect.) con il bene placito della Chiesa, cosicché le tifoserie aumentarono notevolmente.
Oggi è in voga in molte famiglie una nuova forma di devozione: dedicare uno spazio in casa o in giardino a un altare, l’angolo della spiritualità. Ma non è scritto nel Vangelo di Matteo 6:5-14 che: “ma tu entra nella tua stanza privata e, chiusa la porta, prega il Padre tuo…”?
Siamo all’uomo di superficie per dirla con Andreoli.
I tempi sono cambiati, le condizioni sociali, le condizioni economiche e culturali hanno avuto dei profondi mutamenti; la Chiesa è più vicina agli ultimi, ai minimi, soprattutto con Papa Francesco.

Dunque è arrivato il momento di mantenere si le tradizioni ma di spogliarle del retaggio del passato che aveva un altro sapore.
Giacché siamo in tema di ritorno alle tradizioni, sarebbe opportuno per il fascino, l’emozione e i momenti di fede palpitanti ripristinare la classica processione del venerdì Santo con la banda musicale e possibilmente in un nuovo calvario, questa volta con tre croci, perché quello attuale ne ha cinque ed è in mezzo al centro abitato.

Una usanza che abolirei senza se e senza ma è lo sparo dei fuochi d’artificio in onore del Santo festeggiato quel giorno per i seguenti motivi:
- Non è scritto da nessuna parte che i Santi vogliono questi fuochi;
- In pochi minuti bruciamo letteralmente migliaia di euro in spregio a quegli esseri umani che muoiono di fame;
- Procuriamo ingenti danni all’ambiente per i gas e per l’assordante rumore dei botti, per non parlare poi delle morti che si verificano per la preparazione degli stessi.
Viva le tradizioni!
Che mettano al centro la Fede e le opere con modestia e sobrietà.