a cura dell'on. Peppino Molinari e Dino Messina
Voglio ricordare a 26 anni dalla sua morte (20 Gennaio 1997), Dionisio Messina, nato a Potenza, vissuto prima a Viggiano, poi a Milano dall’inizio degli anni ‘70.
Avvocato affermato, fu candidato per la DC nel 1965 nel collegio comprendente i comuni di Roccanova, San Martino D’Agri, Castronuovo Sant’Andrea, San Chirico Raparo, Montemurro e Spinoso, eletto con un largo suffragio consigliere provinciale, quindi vicepresidente della provincia con delega alla cultura nella giunta presieduta da Vincenzo Verrastro.

Venendo da una famiglia umile e semplice, si è prima diplomato, e poi laureato in giurisprudenza, come si dice ‘si è fatto da se’ con grandi sacrifici, ma con altrettanta determinazione e forza di volontà. Da assessore provinciale ed amante della cultura ha svolto un’intensa attività culturale sul territorio ed è stato tra i primi a parlare di valorizzazione turistica della Val D’Agri, ed in particolare del Monte di Viggiano. Io non ho avuto il piacere di conoscerlo perché sono entrato nel partito nel 1971, quando lui si era già trasferito per la sua professione a Milano. Ho sempre sentito parlare di lui dalla dirigenza DC dell’epoca come di una personalità forte, capace, con una grande passione per la politica.
Angelo Sanza, all’epoca segretario provinciale della DC, lo ricorda come un personaggio molto vivace, una bella persona, molto elegante, con fascino, pugnace e argomentava molto bene. Tonio Boccia, dell’amico Dionisio ha solo ricordi positivi. Un ottimo avvocato, spesso difendeva amministratori democristiani gratuitamente, fu un diligente amministratore provinciale. La caratteristica che più apprezzava – Boccia – era la sua grande disponibilità nei confronti di chiunque si rivolgesse per la soluzione di qualsivoglia problema.

Quando decise di andarsene a Milano si sentì la sua mancanza. Ricordarlo con un articolo del figlio Dino, che ringrazio vivamente, giornalista del corriere della sera, ed autore di diversi libri storici, è per me un onore, è la conferma della qualità della classe dirigente Dc negli anni ‘60-70. Gente autorevole, onesta, radicata sul territorio, competente ed affermata prima nella vita civile con la propria professione e poi ‘prestata alla politica’.
L’avvocato Dionisio Messina è stato uno di questi!
on. Peppino Molinari
On. Peppino Molinari. Mio padre Dionisio Messina nacque a Potenza il 9 ottobre 1924, l’anno in cui fu ucciso dai sicari fascisti Giacomo Matteotti ma anche l’anno in cui morì di tumore alla gola Giacomo Puccini, il compositore che il giovane Dionisio, suonatore di clarinetto, amava più di ogni altro. I suoi genitori, Gerardo, un fabbro di talento, e Gerardina, donna di profonda religiosità, scelsero il nome di battesimo guardando il calendario: il 9 ottobre si celebra il martire che portò la fede cristiana a Parigi.
Dionisio era l’ultimo di undici figli e la vita in una piccola casa dei “bassi” nel centro di Potenza non era facile. Il fragile ragazzo, seguito anche dai fratelli maggiori, in particolare Mario e Cenzino, abili meccanici, rivelò subito una naturale predisposizione per gli studi. Prese il diploma magistrale, che ai tempi non bastava per iscriversi all’università. Ospite nella casa (riscaldata) di un giovane e generoso amico, Giovanni Russo, che dopo aver scritto l’inchiesta “Baroni e contadini”, premiato con il “Viareggio”, sarebbe diventato una delle firme di punta del “Corriere della sera”, Dionisio preparò la maturità classica e si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza a Bari, dove conobbe Aldo Moro.
Dionisio studiò due anni nella facoltà pugliese e due a Roma, perché nella capitale aveva trovato un lavoro di precettore in un collegio. Di giorno badava ai ragazzi e di notte studiava. Per scrivere la tesi un monsignore amico gli procurò un paio di mesi in un monastero di Assisi. E la Porziuncola fu uno dei primi luoghi che il mio giovane padre mi portò a conoscere.
Cattolico, con gli occhi rivolti al futuro, mi raccontava che al referendum istituzionale del 1946 fece propaganda per la Repubblica, benché Alcide De Gasperi non avesse impegnato ufficialmente il partito per non perdere i voti moderati e monarchici e non irritare il Vaticano. Il Sud votò compatto per la Monarchia ma in Basilicata la Repubblica ottenne una buona percentuale di voti, più che in Campania, Puglia e Calabria.
In gita ai laghi di Monticchio, Dionisio conobbe la sua futura sposa, Gemma Durante, di quattro anni più giovane, promettente maestra di Viggiano. Da Gemma Dionisio ha avuto tre figli, Maria (1952-2021), insegnante e dirigente scolastica che purtroppo non c’è più, l’autore di questa nota, Dino (1954), che per trent’anni è stato giornalista del “Corriere della sera” e ora scrive libri di divulgazione storica, e Antonella (1957), avvocato.

Dionisio all’inizio degli anni Cinquanta si divideva tra Potenza, dove muoveva i primi passi nella professione forense, e Viggiano, dove viveva la famiglia. Per un certo periodo svolse anche la funzione di pretore onorario a Calvello dove arrivava da Viggiano attraverso il valico montano talvolta accompagnato in Lambretta dall’amico Tonino Lamacchia, democristiano come lui e animatore delle locali competizioni calcistiche. Nella prima causa nel foro di Potenza il giovane avvocato Messina si trovò affiancato dal principe del tribunale di Napoli, Ettore Botti, nonno del valente omonimo capocronista del “Corriere della sera” tra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta del secolo scorso.
La passione politica di Dionisio si accompagnava con l’impegno professionale (condivideva lo studio in un palazzo della centralissima via pretoria con l’avvocato Lotito) e il legame con il territorio. A Viggiano era legatissimo con il sindaco Dc Rocco Pellettieri, medico, e con altri personaggi locali come l’avvocato Attilio Angeli, il dirigente dell’acquedotto pugliese Peppino Telesca, Gigino Rocco, l’imprenditore boschivo Mimì D’Ottavio e il caro parroco don Francesco Romagnano. Da questo gruppo nacquero le iniziative che portarono alla festa della Montagna e all’inaugurazione nel 1968 dello Chalet sul Monte di Viggiano.

Tuttavia il collegio nel quale Dionisio Messina fu eletto con un alto numero di preferenze nel 1965 come consigliere provinciale nelle ultime elezioni prima dell’istituzione delle Regioni aveva come epicentro San Martino D’Agri e altri comuni vicini ma non Viggiano. Fu vicepresidente e assessore alla cultura nella Giunta che vedeva come presidente l’aviglianese Vincenzo Verrastro.
Alla fine del 1969 Dionisio Messina, sul finire del suo mandato, si trasferì con la famiglia a Milano. Una decisione presa per consentire ai figli di crescere in una città sede universitaria. Lui continuò a fare per alcuni mesi la spola con Potenza ma ormai il centro della sua vita si era spostato: ad aiutarlo e ad accoglierlo nel suo studio di via Meravigli l’avvocato Pasquale Di Giacomo, specializzato in diritto civile, mentre Dionisio si occupava del penale.
I turbolenti anni Settanta e i primi Ottanta lo videro impegnato in alcuni processi storici come quello per la strage della questura del 1973 eseguita dall’anarchico Gianfranco Bertoli.
Dionisio Messina scoprì di avere un tumore nel 1996 e si spense a Milano, assistito dai figli e dalla moglie, il 20 gennaio 1997.
Dino Messina