Flora Febbraio
Una famosa frase di Winston Churchill sembra il puntuale presagio delle tragedie. Sì, “chi non impara dalla storia, è destinato a ripeterla”.

E tenacemente si fa in modo che la storia si ripete con l’aggravante di vestire la disperazione di superficialità e leggerezza, di avventura. Con l’aggravante che si vuol fare credere di difendere i confini e si pensa ad un’operazione di polizia senza successo.
Questa narrazione offende perché ormai tutti sanno chi sono i disperati delle carrette del mare. Offende ancora di più il caos, la confusione di parole che si spendono a valanga per coprire gli atti irresponsabili che impediscono la soluzione dei problemi promuovendo l’inutile scarica-barile.
Offendono le capriole, le giravolte, perfino la bugiarda vergognosa esternazione di preghiere e suppliche per i poveri morti. E tutto diventa incredibilmente surreale.
Si ripropone a seguire la poesia scritta da Flora Febbraio nel 2015, pubblicata su questo blog in occasione di un’altra tragedia simile a Cutro di pochi giorni fa, dal titolo “Senza nome”. clicca qui
Senza nome
Ti fai largo tra la folla per conquistar la rampa.
Non hai trolley con te
Ti spinge il marinaio:
– Verso il basso devi andare!-
Ti avvii, sorridi e felice pensi:- Il primo passo è fatto!-
Pregusti la speranza. Ora la stiva è piena.
Poi scatta il catenaccio, neanche più ti sposti.
Penombra quanto basta per conoscere il bottino e,
delle tue illusioni, ti scopri prigioniero.
Più tardi tutti in giostra.
Che caldo, che sconquasso! – Chi è che schiaccia?! –
Un’altra giravolta, ti trovi a testa in giù.
Sono urla, son pianti. – Chi schiaccia? –
Neanche un colpo batti, stipato e ben pressato.
Paura…Terrore…Panico…
Soffochi sommerso da altri come te.
Futuro più non c’è.
Tra pianti e sgomenti, impotente, lentamente ti spegni.
Termina qui il tuo agognato andare
Nigeriano, Somalo o Siriano?
Ignoto, nel mare riposerai.