Ernesto Calluori
La nuova legge di Bilancio 2024 era diventata un vero assillo: mancano i soldi. Giorgia Meloni, ha abbandonato in pochi giorni i toni dialoganti assunti quando divenne presidente del Consiglio ed è ritornata ad attaccare tutto e tutti.
Spara contro la Commissione europea dal vertice del G20; spara contro le opposizioni, i sindacati, la stampa di sinistra parlando all’assemblea dei Fratelli d’Italia a Roma. Per contro, decanta i successi dell’esecutivo sia in economia che sul tema della sicurezza pubblica. Cita con enfasi i decreti Cutro e Caivano nonostante la realtà che racconta ha un’altra storia. Infatti, l’economia Italiana fa acqua da tutte le parti, il carrello della spesa è sempre più leggero, arrivare a fine mese è una impresa, la criminalità dilaga.
Meloni si sente sotto attacco e pensa di distrarre il Paese con la favola del Premierato da lei definito “la madre di tutte le riforme“. Questo escamotage relega, ad ogni buon conto, altri organi costituzionali, quali, il Capo dello Stato e il Parlamento nel ruolo di semplici spettatori. Con il nuovo modello che si intende introdurre, si prevede che il presidente del Consiglio venga eletto a suffragio universale per cinque anni mentre il presidente della Repubblica interviene soltanto per conferire al presidente eletto l’incarico di formare il nuovo Governo con la nomina dei Ministri da egli proposti. Da questo paradosso emerge la contraddizione del ruolo del presidente della Repubblica che viene di fatto privato dei suoi principali strumenti: nomina del presidente del Consiglio e scioglimento delle Camere. Tutto sommato, plù che un Premierato è la classica deriva populista.