Eppure qualcuno mi doveva ascoltare” Il romanzo di Aurelio Pace presentato a Francavilla Sul Sinni

Il circolo ARCIFrancaviva ha organizzato il 3 febbraio scorso nel palazzo “Turra” la presentazione del romanzo “Eppure qualcuno mi doveva ascoltare” scritto da Aurelio Pace, avvocato e rappresentante delle istituzioni impegnato nella valorizzazione delle Arti sul territorio nazionale e internazionale.

La Turra Francavilla in S.

Il sindaco, Romano Cupparo, ha portato il saluto dell’amministrazione comunale e suo personale e ha ringraziato i giovani dell’ARCI per l’opera proficua che svolgono per la cultura in paese e inoltre ha salutato calorosamente l’autore ricordando il loro rapporto di amicizia politica. Con l’occasione il primo cittadino ha avuto parole di ammirazione per l’opera pittorica del giovane artista Felice Amorosi esposta nella sala consiliare “Alberto Viceconte“, prendendo precisi impegni per valorizzare l’arte del pittore locale.

ARCI FrancaViva – presentazione libro A. Pace

Dopo il saluto e le riflessioni di Policarpo Abitante, la consigliera comunale Silvana Abitante, insegnante elementare, ha illustrato il romanzo in maniera lodevole con parole sobrie e appropriate, mettendo in risalto il modo efficace e chiaro della scrittura, degli aspetti psicologici dei personaggi e il significato profondo dei fatti.

Si, i fatti. All’inizio del secolo scorso nel comune di Brindisi di Montagna, il padre di Agostino Lacerenza venne portato a dorso di mulo dallo stesso figlio all’ospedale di Potenza gravemente ammalato. Ma in ospedale accertarono la morte accusando il figlio soccorritore di parricidio. Il commissario di polizia riconobbe l’innocenza di Agostino e dopo qualche giorno di galera fu liberato. Intanto in paese la notizia della morte si era sparsa tra i compaesani con il dubbio dei lividi ai polsi e alle mani.

ARCI FrancaViva – presentazione libro A. Pace

Dopo venti anni il povero cristo di Lacerenza si trovò di fronte alla giustizia questa volta accusato e condannato di aver assassinato il giovane Leonardo Filippi in una battuta di caccia. Nelle carceri di Potenza, dove era detenuto, un altro condannato, Santurso Rocco Donato di Tove, in punto di morte confessò al suo compagno di cella che “il vero autore del misfatto ai danni di Filippi Donato era stato lui“. Questa confessione arrivò pochi giorni dalla sua scarcerazione. Ma, Agostino Lacerenza vivendo in paese avvertiva il marchio della croce che portava ingiustamente sulle proprie spalle e volle farla finita scivolando sulla neve come faceva da bambino per finire nel pozzo che aveva costruito con il padre, affinchè la sua reputazione non condanasse i figli, il futuro della sua famiglia.

L’avvocato Pace, ringraziando i presenti e in particolare la nostra concittadina Amorosi MariaTeresa, che lavora a Potenza, per aver voluto con determinazione la presentazione del romanzo nel suo paese di origine, ha esposto i motivi che lo hanno spinto a scrivere questo romanzo che racconta una storia vera di “mala giustizia“.

Enzo Tortora

Un caso di mala giustizia, secondo quanto ha riferito Antonio Fortunato nel suo intervento, si verificò anche Francavilla sul Sinni all’inizio del secolo scorso allorquando fu condannato il giovane Domenico Germano, conosciuto come “Z’ Duminiche u carcret”, per essere stato accusato e condannato di omicidio di un compaesano. Questo cittadino si è sempre dichiarato innocente, ma la sua condanna non è stata mai annullata a differenza del Lacerenza che fu riconosciuto innocente.

Venne graziato dopo 50 anni di galera. L’autore è partito dalla storia dell’antica Lucania per spronarci ad accettare e praticare l’accoglienza, favorire la cultura, amare alla nostra terra con tutti i valori che rappresenta, qualità che i nostri antenati avevano mentre gli altri popoli erano “Incivili”. Dobbiamo impiegare tutte le nostre energie intellettive e materiali, per far crescere la nostra regione, per arrestare l’emorragia dell’emigrazione giovanile, per far funzionare la sanità e i servizi correlati, la scuola e l’università.

Ha elogiato L’ARCI Francaviva per l’impegno con cui diffondono la cultura nel paese. Senza cultura non si fa la Rivoluzione, ha esclamato ad alta voce l’avvocato. Egli ha scritto il romanzo usando la prima persona nel raccontare l’accaduto e un linguaggio semplice e senza fronzoli. Per questo si legge con facilità, ma nello stesso tempo è ricco di riflessioni, osservazioni sulle condizioni di viata sui nostri antenati lucani. Posso dire con certezza che ha incantato letteralmente la numerosa platea di persone con il suo linguaggio chiaro forbito di citazioni famose e appropriate e la sua empatia.

ARCI FrancaViva – presentazione libro A. Pace

A margine di questo resoconto mi permetto di invitare, tenuto conto delle parole dell’autore, di fare la “Rivoluzione”. Con fare la “Rivoluzione”, intendo partecipare alla vita sociale, economica e amministrativa del paese in cui si vive, in primis. Bisogna togliere le man dalle tasche e sporcarsele con la realtà, rimuovendo l’aria stagnante del paese con una ventata di idee nuove, forze fresche che hanno a cuore il bene comune e per affermare il senso di comunità.

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