Anna Giammetta
Un’esplosione di luci, di suoni, di colori, di creatività, di capacità intrinseche al saper fare ed al saper essere, con la consapevolezza di trovarsi all’interno di una “vetrina” mondiale.
E’ tutto questo e molto altro ancora, l’Expo di Milano 2015. Un’emozione dopo l’altra da vivere attraversando il Decumano e il Cardo, i due assi su cui è costituita la struttura del sito espositivo di questo mondo immaginario che avrà respiro, da Maggio ad ottobre, a Rho.
Non perdetevi in una passeggiata di emozioni, sarebbe troppo banale. Piuttosto, la visita impone un atto di umiltà e un atteggiamento penitente. Un atteggiamento da cittadini consapevoli di tutti gli errori umani, fatti fino ad ora, in materia di ambiente, spreco di cibo, energia. Propedeutico al viaggio, il Padiglione Zero, una sorta di racconto della memoria di tutto quanto l’uomo ha prodotto dalla sua comparsa sulla Terra fino ad oggi, le trasformazioni del paesaggio naturale, la cultura e i rituali del consumo con un linguaggio emotivo immediato.
Ma è solo l’inizio.
Emozioni spalmate su migliaia di metri quadri, tra padiglioni mastodontici dove si entra a cuor leggero ma una volta dentro si impongono riflessioni e cambio di atteggiamento nei confronti del Pianeta.
Insomma non aspettatevi una fiera della porchetta dall’odore acre di grassi bruciati, ma padiglioni intelligenti e alternativi, come ad esempio quello della Svizzera.

Una grande piattaforma aperta, con una superficie di 4433 m2, con quattro torri visibili da lontano, riempite di prodotti alimentari dove i visitatori accedono attraverso gli ascensori e, una volta arrivati in cima, possono servirsi di prodotti. Man mano che le torri si svuotano le piattaforme sui cui poggiano si abbassano, modificando la struttura del Padiglione. Il progressivo svuotamento delle torri è registrato in tempo reale e può essere seguito anche sui media sociali.
Il viaggio nelle torri segue questo filo conduttore sulla base della propria esperienza personale e offrire così lo spunto per una riflessione sulla disponibilità degli alimenti nel mondo e sullo sviluppo sostenibile lungo tutta la filiera alimentare. I visitatori potranno portare con sé o consumare le quantità di prodotto che desiderano. Saranno il comportamento di consumo e la responsabilità personale di ognuno a stabilire quanto resterà per chi viene dopo e per quanto tempo.
I quattro prodotti selezionati per le torri – l’acqua, il sale, il caffè e le mele – rappresentano una Svizzera sostenibile, responsabile, innovativa e fedele alle proprie tradizioni. Il caffè -proveniente dall’industria agro-alimentare svizzera – illustra molto bene la capacità d’innovazione e l’impegno del settore pubblico e privato volto a garantire la sostenibilità lungo tutta la filiera del caffè dalla pianta alla tazzina. Il caffè è diventato il principale prodotto alimentare d’esportazione, superando il cioccolato e il formaggio nel commercio estero. Le rondelle di mele – provenienti dai meli svizzeri di diverse qualità – rappresentano la biodiversità, la capacità di diversificazione e il ruolo fondamentale dell’agricoltura nella tutela del paesaggio e sono un elemento essenziale per una dieta sana e naturale. Il sale – proveniente dal sottosuolo svizzero – è un elemento essenziale nella nutrizione e nella produzione industriale. Questo elemento vitale permette di illustrare al grande pubblico le iniziative volte a ridurre il consumo di sale e promuovere la salute della popolazione e aumentare la qualità di vita.
Una volta terminata l’esposizione universale, le torri saranno riutilizzate nelle città svizzere come serre urbane. Il 75 per cento del materiale utilizzato nel Padiglione svizzero e nelle sue infrastrutture potrà essere recuperato alla fine dell’evento.
Non tutti i padiglioni, e di conseguenza le Nazioni, si presentano con messaggi chiari e di grande impatto, come quello Svizzero. Al contrario, alcuni, sono addirittura usciti “fuori tema” pur garantendo, comunque, il massimo della creatività.
Altri ancora, a cominciare dal padiglione dei prodotti tipici delle regioni italiane, a cui purtroppo nel mese di luglio mancava la Basilicata, si sono presentati con prezzi altissimi, basti pensare che un solo cannolo siciliano è venduto al prezzo di 5 Euro mentre lo stesso a Siracusa viene venduto ad 1 Euro e 50 Centesimi. Prezzi lievitati che, certamente, limitano il consumo e disincentivano le degustazioni.
L’esposizione universale di Milano è un’opportunità unica per presentare le eccellenze agroalimentari, ma l’impressione è che non tutti siano arrivati all’appuntamento preparati a mostrarsi al grande pubblico internazionale. A dispetto delle polemiche sui tempi ed i modi di realizzazione dell’Expo, l’Italia ha recuperato terreno. Probabilmente proprio nelle emergenze, noi italiani, riusciamo a dare il meglio.
E dopo il Padigione Zero, il cui salone principale è stato completamente realizzato da eccellenti mani artigiane che hanno realizzato, con pregiati legni, colonne e capitelli riccamente intarsiati, altra sorpresa riserva L’albero della Vita, simbolo di Padiglione Italia, la cui grande chioma svetta verso il cielo, a 37 metri di altezza, sorretta da un complesso ed elegante intreccio di legno e acciaio.
Un grande richiamo potente e suggestivo delle centinaia di migliaia di visitatori e centro di spettacoli, da groppi alla gola, ricchi di giochi d’acqua e musiche da brivido. La struttura nasce, infatti, fin dall’inizio come icona interattiva destinata a catturare l’immaginario del visitatore e creare una rete di connessioni tra i vari padiglioni di Expo 2015. Come un obelisco animato da una serie di effetti speciali realizzati con le più avanzate tecnologie di spettacolo in un mix di luci, suoni e colori.
La struttura dell’Albero della Vita affonda le radici in uno dei periodi artistici più fervidi dell’arte italiana, il Rinascimento. Sul finire degli anni Trenta del XVI secolo, Michelangelo risistemava Piazza del Campidoglio su incarico papale, donandole una nuova forma e prevedendo una pavimentazione che eliminasse lo sterrato esistente. Proprio per questo pavimento, l’artista concepì e disegnò una struttura complessa e simbolica che, partendo da un disegno a losanghe, culmina in una stella a dodici punte indicante le costellazioni.

Proprio da questo disegno michelangiolesco, Marco Balich, direttore artistico di Padiglione Italia nonché produttore di grandi eventi e regista, ha mutuato la forma dell’Albero della Vita, una grandiosa costruzione a metà tra monumento, scultura, installazione, edificio, opera d’arte che oltre al Rinascimento rimanda a simbologie più complesse e comuni a numerose culture, per cui l’Albero della Vita è simbolo della Natura Primigenia, la grande forza da cui è scaturito il tutto.
L’Albero della Vita non è solo tradizione e simbologia religiosa: è anche il segno di uno slancio rivolto al futuro, all’innovazione e alla tecnologia. Un monito per ricordare: nutrire il pianeta, energia per la vita
Fonte: http://giornalemio.it/eventi/lexpo-2015-tra-tradizione-e-innovazione/