Antonio Amatucci
Venerdì 1 aprile abbiamo partecipato, con convinta adesione e per dovere civico, alla manifestazione promossa a Chiaromonte dal Comitato “La nostra voce” per la difesa, il rafforzamento e la riqualificazione dell’Ospedale San Giovanni Battista di Chiaromonte ed abbiamo maturato il convincimento che, dopo anni di torpore indotto dalla sudditanza morale, economica e politica verso il potere centrale, anche in questo territorio qualcosa si muove e le coscienze cominciano a ribellarsi alla disattenzione e alle penalizzazioni che il programmatore regionale ha storicamente riservato al Medio Sinni- Sarmento–Serrapotamo.
Il merito, in assenza della politica, è soprattutto del Comitato, costituito principalmente da giovani signore, che hanno voluto intraprendere una battaglia che è insieme di civiltà, di promozione culturale e sociale del territorio, di rivendicazione di diritti inalienabili, costituzionalmente garantiti, primo fra tutti il diritto alla salute.
Sorto per rivendicare più garanzie per la salute dei propri bambini, al fine di rafforzare la presenza e l’opera di pediatri nella struttura ospedaliera di Chiaromonte, assunta consapevolezza delle gravi carenze e delle disattenzioni della politica sanitaria più ampiamente considerata, hanno iniziato un percorso di sensibilizzazione e di lotta che oggi investe un tema più ampio, che possiamo individuare nella richiesta pressante di una riqualificazione più generale dell’Ospedale e della politica sanitaria del territorio.
Al Comitato va sicuramente dato merito di aver iniziato un percorso, che altri dovranno indirizzare in richieste formali perseguibili, che riequilibrino il gap oggi esistente con altre parti del territorio regionale, dando significato alla presenza di circa 26.000 anime, che in questo territorio vivono in maniera disagiata, con scarsa infrastrutturazione, servizi sociali sempre più carenti, spopolamento in aumento, emigrazioni di giovani intellettuali e non, nel quale il saldo demografico è fortemente negativo.

L’iniziativa, anche se tarda rispetto ai percorsi consumati nel corso dell’ultimo quindicennio, tuttavia, ha reso sensibili al problema i Sindaci presenti e le coscienze di tanti che certamente nel tempo daranno il loro contributo, in termini di presenza e vicinanza, con l’impegno che la battaglia civile intrapresa impone.
Non vi è dubbio che nell’ultimo decennio con progressiva opera di depotenziamento, frutto anche degli indirizzi del programmatore regionale, l’Ospedale di Chiaromonte è stato oggetto di tagli, spesso discutibili, tali da relegarlo a ruolo marginale nella politica sanitaria del lagonegrese, nel quale ancora oggi servizi qualificanti come l’oculistica rischiano di essere trasferiti ad altri ospedali e quello di nefrologia di grande qualità non gode di posti letto per eventuali ricoveri.
I centri per il disturbo alimentare e quello per il recupero dall’alcolismo, che dovevano essere complementari all’attività ospedaliera sono diventati sostitutivi delle attività praticamente dismesse.
L’Ospedale di Chiaromonte ha, sostanzialmente e di fatto, perso la connotazione di Ospedale Distrettuale che pure il Piano Regionale integrato della salute e dei servizi alla persona ed alla comunità 2012-2015 gli aveva giuridicamente assegnato.
Inoltre, l’Atto Aziendale, pur proclamando enunciati di principio, non offre alcuna ipotesi reale di riqualificazione, in ottemperanza allo stesso precitato Piano Regionale e, pertanto, non ci aiuta a comprendere la reale volontà dell’Azienda Sanitaria di Potenza di individuare e sostenere un ruolo significativo della struttura.
Il tutto mentre l’ipotizzato Ospedale Unico di Lagonegro, dopo decenni di proclami ed almeno tre campagne elettorali consumate, non vede l’apposizione della prima pietra ed il contenzioso, oggi solo paventato, con l’aggiudicataria SOL S.p.A, lascia presagire tempi di difficile definizione.
Mentre l’Ospedale Unico per Acuti rimane utopico, (i fondi disponibili, circa 96-97 ml di euro tra pubblico e privato, sembrano insufficienti) e nel contempo la SOL S.p.A richiede sostanziose risorse aggiuntive , di cui la regione non dispone, occorre mettere in sicurezza l’Ospedale per Acuti di Lagonegro, ampliandone la struttura insufficiente e carente dal punto di vista sanitario.
In questo stato di empasse, in presenza di strutture ampie e confortevoli a Chiaromonte, una seria attività di programmazione da parte della Regione, può rendere sinergici e vocati a reale integrazione i presidi ospedalieri del lagonegrese (Lagonegro, Lauria, Chiaromonte e Maratea).
La rete ospedaliera può realmente integrarsi con i servizi territoriali “per consentire a tutte le componenti di svolgere il proprio specifico e definitivo ruolo”.
Siamo consapevoli che “i numeri” non sarebbero dalla nostra parte, ma le condizioni sociali, economiche, orografiche, infrastrutturali del territorio e gli stessi parametri temporali in relazione ai centri hub o spok, sono tali da configurarlo come area particolarmente disagiata, da individuare ai sensi del DM 2 aprile 2015 n. 70-punto 9.2.2, operazione che consentirebbe di dare all’Ospedale di Chiaromonte il ruolo e la connotazione prevista anche dall’attuale “Regolamento recante la definizione degli standars qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”.
Occorre, pertanto, che dal basso parta non solo la protesta, pur giustificabile per le storiche disattenzioni, ma una proposta oculata, che la politica e le istituzione facciano propria e rendano praticabile, a garanzia di giustizia, di equità sociale e di diritti costituzionali, primo fra tutti il diritto alla salute.
Noi, in questo senso, daremo il nostro contributo.
Antonio Amatucci
Già Sindaco di Francavilla in Sinni dal 1983 al 1993