Da un commento… al Referendum del 4 dicembre 2016

referendum-costituzionale-600x460Ninetta in un commento del 29 luglio 2016, all’articolo di questo giornale “L’attesa davanti all’Ufficio Postale” di Antonio De Minco, ricorda il nonno e il papà che erano entrambi portalettere.

Il papà, Totore, partecipò alla seconda guerra mondiale nella Marina Militare compiendo un’azione eroica nel mar Egeo, salvò il comandante della nave quando essa fu affondata dai tedeschi. Dopo la guerra, partecipò ad un concorso nella Polizia di Stato a Potenza avendo tutti i requisiti richiesti.

Un parente influente a Potenza, gli comunicò che poteva essere arruolato in Polizia quando “verrà Baffone”. E sì, Totore fu escluso perché comunista. L’entusiasmo per la Repubblica, per la Costituzione, per una nuova aspettativa di lavoro e giustizia sociale per cui milioni di cittadini avevano combattuto il nazi-fascismo si spense quando si creò un clima di muro contro muro tra democristiani e socialcomunisti, quando si andò contro lo spirito della resistenza della Costituente e dei governi di unità nazionale.

Il padre del giovane compagno Pepetto Messuti, fu licenziato dall’allora sindaco democristiano nel 1947, solo perché il figlio aveva tenuto un comizio per il Partito Comunista Italiano! La stessa sorte toccò al compagno Antonio De Salvo. Chi doveva emigrare negli USA, non poteva partire se c’era la segnalazione da parte delle autorità governative che l’emigrante era un comunista.

Questo era il clima in tutta Italia. Clima che veniva reso ancora più discriminatorio dal comportamento di molti Parroci che osservavano alla lettere la famigerata scomunica di Pio XII. Molti anziani del paese ricordano il comportamento del Parroco dell’epoca, Monsignor Carmelo Fiordalisi, per aver subito o visto compiere azioni di discriminazioni quali l’allontanamento dalla Chiesa, il diniego di ricevere i Sacramenti e di beneficiare delle provviste alimentari che venivano offerte dall’America.

ansa1077390_articoloEra talmente accecato dall’anticomunismo questo prete che abbandonò le funzioni della Settimana Santa per andare a riverire il giovane onorevole Emilio Colombo della Democrazia Cristiana in occasione della campagna elettorale dell’elezioni politiche del 18 aprile 1948.

Come abbiamo ricordato su questo giornale, la nostra Repubblica nacque il 2 giugno del 1946 e d’allora ha attraversato tutte e stagioni della vita. La prima stagione fu l’inverno, quando la promessa di libertà, di giustizia, di lavoro fu subito tradita dalla Democrazia Cristiana, che nel frattempo aveva conquistato le chiavi del governo dopo il viaggio negli Stati Uniti d’America di Alcide De Gasperi.

Da qui tutte le discriminazioni descritte sopra. Le riforme annunciate dai Costituenti (la sanità, la scuola e la Pubblica Amministrazione) rimanevano solo progetti. Sulle Regioni si abbatteva l’ostilità del governo, perché la loro istituzione avrebbe aperto varchi di potere al PCI, soprattutto nell’Italia centrale.

I governi di centro sinistra dal 1963 in avanti attuarono una serie di riforme: la scuola media unificata, la nazionalizzazione dell’industria elettrica. Il clima continuava a cambiare. Nel 1970 una legge istituì le Regioni e nello stesso anno un’altra legge diede corpo al referendum. Fu la stagione dei diritti, delle libertà civili. Dagli anni ’80 in poi il nostro ordinamento fu messo in difficoltà da vari eventi tra cui tangentopoli aprendo una crisi di legalità, il trasformismo che ha reso i governi ancora più precari, la cultura dei diritti è stata oscurata dal trionfo degli egoismi collettivi.

La Costituzione è diventata la causa di tutte le sciagure, un bersaglio da colpire. Come? Con la riforma della stessa. Fu Bettino Craxi con un articolo pubblicato sull’Avanti a proporre “la grande riforma”. Nel dicembre 1987 Craxi stesso ammise che la riforma non sarebbe necessaria se la Costituzione fosse attuata. Poi venne la bicamerale di D’Alema, successivamente quella di Berlusconi che fu respinta con un referendum, ed eccoci alla riforma di Renzi su cui siamo chiamati il 4 dicembre prossimo venturo a esprimere il nostro consenso o dissenso votando SI o NO.

la firma della Costituzione
la firma della Costituzione

Dopo una lunga riflessione, ho deciso di votare NO, perché, senza entrare nel merito, non si può fare una riforma della costituzione con un parlamento eletto con una legge elettorale incostituzionale. E poi un governo non può presentare una riforma se è sotto ricatto del senatore Verdini e dell’onorevole Alfano. Ma di che cosa parliamo se ancora nella nostra Repubblica il fratello del Ministro Alfano appunto viene assunto alle Poste italiane come dirigente nel modo che conosciamo dal Fatto Quotidiano del 29 luglio 2016 e dal servizio della Gabanella di lunedì 17 u.s.?

Voterò No anche per rendere giustizia ai tanti compagni come Messuti, De Salvo e Totore discriminati perché comunisti. Voterò No affinché questa nostra Costituzione che è la più bella del mondo come affermò Benigni, venga attuata e rispettata.

Dopo 70 anni, se c’è bisogno di cambiarla profondamente, dovranno essere nuovi Costituenti a farlo.

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