Ciao Mago Zurlì, ora lassù divertirà i bambini di tutto il mondo

Armando Lostaglio

Se ci fosse un premio Nobel per l’Infanzia, a Mago Zurlì spetterebbe il primo. Lo Zecchino d’oro dall’Antoniano di Bologna, le canzoni Popof e 44 gatti e mille altre ancora; bambini e cori, e poi a dirigere Mariele Ventre, lucana di Sasso di Castalda. Lucano nel profondo era anche lui, il Mago, Cino Tortorella, i suoi partirono per la Liguria dove nacque quasi novant’anni fa, partendo da Maratea, perla marina sul Tirreno. Una vita a divertire nella televisione in bianco e nero, e poi in quella a colori. Quando appariva nel suo classico costume da mago allo Zechino d’Oro eravamo tutti incantati, e poi crescendo noi, lo guardavamo non senza ironia. Ma a lui, della ironia degli adulti non sapeva che farsene. Erano i bambini il suo mondo… E’ stato autore e regista tv, ma anche appassionato di enogastronomia. Cino Tortorella lega la popolarità a quel personaggio di mago che lo fa diventare un’icona televisiva, forse la prima. Per due volte, nel 2007 e nel 2009, il suo cuore smise di battere: due ischemie dalle quali, ironizzava “sono partito più forte di prima“.

Ciro Tortorelli mago Zurlì

Così raccontava: “Mi sono sentito in una dimensione straordinaria senza sentire più dolore” ed ancora: “mi sono trovato in un abisso di chiarità e ho visto il volto di mia sorella e di Mariele Ventre. Io non sono molto religioso ma dico a tutti che la vita non sarà finita dopo”. Parole di saggezza e di spiritualità ad un tempo. Mago Zurlì era anche questo. Lo Zecchino d’Oro era una sua creatura, era stato con quello spettacolo per bambini e non solo che attendevamo incantati per generazioni intere, e lui con tanto di mantella azzurra, aveva conquistato il grande pubblico. Era rammaricato tanto quando apprese che “dei frati dell’Antoniano non è rimasto nessuno, un nuovo direttore Rai aveva deciso di eliminare tutti quelli che avevano costruito la storia dello Zecchino e anche Topo Gigio è stato considerato troppo vecchio”.
Nato a Ventimiglia nel 1927, Tortorella esordisce nel mondo dello spettacolo in un ruolo che ne segna l’intera carriera. Pare sia stato Umberto Eco, all’epoca funzionario Rai, a proporgli, nel 1957, il programma per ragazzi Zurlì, il mago del Giovedì, di cui Tortorella è anche l’ideatore. Una mantella azzurra e la bacchetta magica lo rendono subito figura inconfondibile per il pubblico dei più piccoli.
Confortato dal successo propone ai frati dell’Antoniano di Bologna, Lo Zecchino d’oro, gara canora per bambini di cui Tortorella conduce tutte le edizioni. Nel 2002, in occasione della 45ma edizione, entra nel guinness dei primati per aver presentato lo stesso spettacolo. Dalla collaborazione con l’Antoniano nascono anche altre trasmissioni: Il primo giorno di scuola (Festa dei Remigini), La Festa della Mamma, Canzoni per Alpha Centauri, Viva le vacanze, Tre farse, un soldo, Le due Befane. Sino a Una magica notte Aspettando il Natale, condotta nel 2000 con Ettore Bassi e Ada Tourè.
Per cercare di far dimenticare Mago Zurlì realizza Chissà chi lo sa? (1961), Nuovi incontri, Scacco al Re (1972), Il Dirodorlando2 (1975), Classe di ferro, La luna nel pozzo2 (1984), Bravo bravissimo (1991), condotto da Mike Bongiorno. Aveva scritto anche libri per ragazzi. Quest’anno la doccia fredda: per Mago Zurlì non c’è più spazio in tv, e l’ultima accusa: “Alla Rai non importa più della tv dei ragazzi”. Il suo grande rammarico era legato al fatto che la tv avesse cancellato gli adolescenti. “Non ci sono più trasmissioni fatte a misura di ragazzo. Oggi i giovani sono dimenticati dalla televisione e questo è un vero peccato”.

Mariele Ventre

Aveva smesso di essere Mago Zurlì all’inizio degli anni ‘70. “Eppure, per la gente”, raccontava con un misto di stupore “resto quello. Anche se ho fatto moltissime cose“. Il mago dei bambini del secolo scorso ora, siamo sicuri, continuerà a muovere la bacchetta, ci sarà Mariele Ventre (cui hanno dedicato un teatro nella sua Sasso si Castalda) e anche lassù saranno più liberi di far cantare e giocare i bambini del mondo, senza il delirio degli ascolti. Perché la loro voce è dentro ciascuno di noi.

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