Il Film “Il Cratere” secondo Giovanna Saporito

” IL CRATERE “:

Napule è ‘nu paese curioso: | è ‘nu teatro antico, sempre apierto. | Ce nasce gente ca senza cuncierto | scenne p’ ‘e strate e sape recita’.Eduardo De Filippo

GRANDE SUCCESSO AL CINEMA FATIMA PER LA PROIEZIONE DEL FILM ” IL CRATERE ” DI LUCA BELLINO E SILVIA LUZI

“ Il film “ IL CRATERE “, proiettato al cinema FATIMA, di Salerno, con la sua storia entra far parte della nostra vita perché la vicenda dei protagonisti non è lontana da noi ma appartiene a noi, alla società tutta.
Il cratereè un messaggio universale che fa riflettere, una successione di inquadrature sono bastate a spiegare un dramma. Parole, dialoghi, silenzi, immagini in movimento e ferme, occhi, volti, musica, un insieme capace di racchiudere un universo, un universo di emozioni.
Il cinema è la disciplina artista per eccellenza grazie alla sua forza visiva e alla sua forma espressiva riesce ad abbattere ogni muro, riesce a riprodurre e far rivivere ed entrare nell’anima, ecco “il cratere“ il vero cinema, il cinema della realtà.

Poiché l’anima di ogni persona è nascosta nel suo sguardo, gli occhi, lo sguardo hanno trovato terreno fertile nel film “il cratere“, gli occhi, gli sguardi sono stati capaci di penetrarci nell’anima tempestandoci di fremiti, emozioni, sono stati capaci di rivoluzionarci il cuore. Grazie Luca, grazie Silvia, grazie Sharon, grazie Rosario grazie a voi siamo potuti entrare in un mondo chiuso, nelle trasformazioni più intime, nelle ferite nascoste, nei sentimenti dolorosi, nelle emozioni pungenti, nel desiderio ossessivo, nella pena di non essere altri, negli errori e nei fallimenti. Una grande creatività è “il cratere“ legata alle emozioni, emozioni che sono riuscite a trasportarci in una irraggiungibile rivalsa sociale, un padre che vuole “costruire“ un figlio secondo il suo disegno suscitando sensi di colpa e lontananza affettiva. In poco più di un’ora e mezza si è riusciti ad abbracciare un problema, a mettere in rilievo i dettagli, una storia narrata di vita vera delegata a mettere in evidenza l’importanza del dialogo tra figli e genitori. Ordini e punizioni non aiutano il rapporto tra genitori e figli, un padre e una madre autoritaria non accompagna nella crescita il figlio ma lo disorienta, lo angoscia creando le così dette “ malattie educative”.

Il film mira alle nostre coscienze, ci fa interrogare su come recuperare relazioni sincere, intime con i nostri figli nell’intento di far crescere una società più serena: consentire ai figli di diventare grandi, di imparare a stare al mondo, ad affrontare le difficoltà, a gestire i desideri …
Sguardo avido, mai soddisfatto, occhi che si perdono spiegano il dramma. Occhi che rompono i silenzi e si riempiono di lacrime mostrando la debolezza. Non un sussulto, non un movimento delle palpebre tradisce le sue ferite. “IL CRATERE“ agisce in profondità.

Giovanna Saporito

QUANTO CI FA RIFLETTERE “ IL CRATERE “

Silvia Luzi e Luca Bellino, i registi de “ IL CRATERE “ vengono dal documentario e dall’osservazione della realtà, sono abituati ad entrare all’interno di questa, cogliendo da ogni situazione ombre e luci dell’umanità e con questo film nel sociale si immergono e sottolineano con delicatezza le problematiche. Vari i temi trattati: la difficoltà dell’affermazione dell’identità femminile, il disagio sociale, la dispersione scolastica, il rapporto genitori – figli, l’adolescenza, i vizi come il fumare … Il realismo psicologico, la vita interiore dei protagonisti, le loro emozioni, la mimica facciale, la gestualità, i loro sogni hanno il potere di coinvolgere lo spettatore dal punto di vista emotivo arrivando ad una interazione attraverso il fruire delle azioni audiovisive. “IL CRATERE“ è un accattivante film che esalta la freschezza e porta alla riflessione. Lo spettatore con la sua sensibilità entra a far parte del film e alla fine riuscirà a darà un significato personale.
Una violenza silenziosa e sottile (presente in tutti i livelli sociale), la guerra tra due mondi padre – figlia, due mondi che non si capiscono, due ribellioni che non si incontreranno mai riescono a non far distrarre, anzi a sentirsi parte, a meditare. “IL CRATERE“ è la storia di una sconfitta come si può notare dalla rigidità della posa finale del protagonista, Rosario è uno sconfitto poiché la sua ambizione lo ha fatto diventare padre – padrone rovinando il rapporto amorevole, amicale con la sua Sharon, trasformandolo in aggressivo, scostante. Un rapporto padre – figlia che genera in Rosario un comportamento ossessivo causando disarmonia nella vita familiare.

Due protagonisti, due sogni disperati, la voglia di cantare, ma di crescere libera e spensierata e il desiderio di trovare agiatezza e popolarità nella musica e nel canto da parte di Rosario, il padre. Rosario vorrebbe vivere in un mondo all’altezza dei suoi sogni, non più fiere, non più pupazzi da aggiustare, non più sacrifici, ma vivere come Fortuna, la pop star che ogni qualvolta compare prende 500 euro. I soldi danno la felicità, così pensa Rosario, la disponibilità economica è tutto. “Non siamo macchine, siamo esseri umani“, e Sharon ad un certo punto sente la necessità di definire la sua identità e si ribella, si ribella all’autorità del padre, all’autorità che esso rappresenta, che detta regole che non vuole seguire. L’urlo e la trasfigurazione del suo volto sono il preludio di ciò che accadrà.
Ma i sogni possono diventare realtà? Il benessere è un diritto di tutti? Certo i sogni affascinano, ma la realtà è un’altra. L’impegno, la determinazione, la passione e il sacrificio possono trasformare i sogni in realtà ed avere il desiderato riscatto personale, ma è la metodologia di Rosario ha distruggere tutto, lui crede di essere l’unico detentore del potere e della verità creando un’atmosfera familiare tesa. E’ lui che sa tutto, lui comanda, nessuno deve parlare molto, solo in alcune occasioni ad esempio a tavola. I codici comunicativi che si possono utilizzati sono solo quelli del corpo gesti, movimento degli occhi, silenzi, parole essenziali …
Quanto ci fa riflettere “ IL CRATERE “.

Giovanna Saporito

Giovanna Saporito e Luca Bellino

IL FILM “ IL CRATERE “ HA UNA MAGIA

Lo stile narrativo di Giovanni Verga è caratterizzato da un linguaggio e da dettagli quasi cinematografici proprio perché basato su il succedersi di inquadrature da film come la luce, le ombre, le prospettive, i primi piani, la gestualità … il film “IL CRATERE“ si rifà al Verga, al verismo ed è un perfetto connubio tra realtà e occhio della telecamera. “IL CRATERE“ è il cinema – verità con le sue sequenze, dialoghi, dettagli, il dramma della dura vita, della miseria, del desiderio ossessivo di riscatto, un dramma dove si percepisce il verismo e la cruda verità che ci circonda. Ed è proprio SHARON, la protagonista, ha spiegarlo all’inizio del film. La verità emoziona e fa palpitare il cuore, muove qualcosa dentro e fa riflettere. La verità scuote le coscienze e emozionando raggiunge le stanze segrete dell’anima, i due registi e gli attori hanno saputo comunicare un grande messaggio con le loro sfumature, dettagli, con la vita quotidiana in movimento, la vita con i suoi ritmi, con le sue trasparenze e con i suoi dialoghi in dialetto napoletano presentando una ricchezza di espressione ed evidenziando che i film non sono solo passatempo ma momenti di riflessione. “IL CRATERE“ una storia autentica che si apre al dialetto regionale, al dialetto napoletano che è un vero e proprio motore, ricco di colori come un arcobaleno, un pezzo di patrimonio da tenere ben stretto poiché è il frutto della spontaneità popolare. Il film “IL CRATERE“ ha “ una magia “ , se lo si vede si sente la necessità di rivederlo, l’approfondimento riuscirà a far scoprire sempre di più qualche dettaglio, qualcosa di nuovo, un particolare, un’ immagine, una frase, una sfumatura che si era persa.


Giovanna Saporito

” IL CRATERE “

Il rapporto tra genitori e figli è sempre stato molto complesso ed è difficile per sua natura, reso ancora più complicato da due fattori: l’eccessiva apprensività degli adulti, che non lasciano crescere i figli liberamente, e a volte, una società che costringe a rimanere adolescenti a vita.

Il film “IL CRATERE” ci fa riflettere proprio su questo tema: il film è il racconto di un padre preoccupato, sconvolto, esaurito, un padre che vuole sfuggire al suo destino, al suo lavoro, al sacrificio, un padre che lotta contro l’ingiustizia economica, un padre che non si ferma davanti a nulla, un padre ossessionato dalla ricerca del benessere.

Proprio lui, il padre, che nella relazione padre – figlia dovrebbe aiutarla ad “essere se stessa” e proprio il padre che dovrebbe essere la guida, il rifugio emotivo, il consigliere, l’interprete e portatore delle regole di rispetto e diritti e doveri, proprio quel padre per colpa di una speranza e di un desiderio a dismisura fa crescere sua figlia con regole di “vita adulta” , regole che stravolgono l’adolescenza, regole che la fanno crescere in fretta.

“SEI UNA MINIERA D’ORO” dice il padre infelice della sua condizione di miseria intravedendo nella bella voce melodica della figlia la sua rivalsa sociale. In questa ossessione Sharon viene assorbita e sembra cadere nel vortice …

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