Ancora Cogliuto! (Cap.8°) – Allori e sfortune del dottor Quartulli

Anche pungolata dalla mamma, Iride si diede a curare le relazioni sociali, facendosi vedere col fidanzato al caffè “Commercio” e all’uscita dalla messa, nonché scambiando inviti con le amiche.

Giovanni Gazzaneo

Ce n’erano, tra queste, che avevano sposato impiegati di banca, agricoltori benestanti (ma pur sempre agricoltori) o commercianti che sapevano parlare solo di stoffe o di scarpe e che in fatto di rozzezza davano i numeri persino a suo padre. Ma nessuna, nemmeno una, era arrivata al laureato, tanto meno al medico.

Questo particolare la ragazza lo faceva pesare, e come lo faceva pesare! E poiché già in passato, col voler primeggiare in tutto, si era resa indisponente, adesso, a furia di “il mio fidanzato ha detto” e “il mio fidanzato ha fatto”, era diventata più odiosa di una matrigna dei fratelli Grimm.

Nei confronti di Oronzo si rivelò ben presto una carabiniera e per prima cosa lo costrinse a rinnovare il guardaroba. “Cosa sono queste camicie? Via, via! Non vanno più. E queste giacche? Roba di secoli fa!” E dato che l’operazione veniva a costare una cifra, fu il cavaliere, bofonchiando e bestemmiando, a tirare fuori i quattrini.

– E adesso, mio caro – se ne uscì a quel punto – via la ciambella!

– Ciambella?

– Sì, quella cosa che ti circonda la vita: la pancetta, insomma.

Lo mise a stecchino: niente zucchero, niente vino, niente alcolici, pochissima pasta asciutta di insipida farina integrale.

E lui? Perfettamente in linea con la filosofia del tale che aveva sentenziato “Parigi val bene una messa”, si adattò.

Giovanni Gazzaneo

– Ecco perché non ti sei fatto più vivo, ingrato che non sei altro! – gli disse bonariamente Cogliuto, trovatolo in mensa che s’abbuffava in compagnia di don Alfonso. – Ho saputo che ti sei dato alla bella vita con un pezzo di figliola!

– Mi sono fidanzato…

– Bravo! Hai fatto bene! Non come me, che non ne ho mai voluto sapere. E dì… te la dà?

– Dottor Cogliuto! – irruppe il prete allargando le braccia.

– Eh, via, padre! Si scandalizza per queste bagatelle? Non mi vorrà dire che oggi come oggi due giovani che filano stanno solamente a guardarsi in faccia, manina nella manina?

– No, ma…

– Lo vede? Lo vede che comprende?

– Va bene, ma lei usa un frasario…

– Cosa vuole, mica siamo tutti dei santi! O come lei che con quella tonaca ha risolto ogni problema. – E fece l’occhiolino a Quartulli che in quel mentre si accingeva a uscire.

Cogliuto lo seguì e gli si appiccicò, scodinzolante:

– Hai visto che faccia, quel porcellone di prete? Come se non si sapesse che con una mano dà l’estrema unzione e con l’altra tasta le chiappe alle infermiere… e qualche volta pure alle parenti del moribondo: lo chiamano “don Palpin”… ah ah!… non è forte?

L’altro, muto per la propria strada.

– Non te la sarai presa per prima, avrai capito che scherzavo. Anzi, complimenti per la scelta: ho saputo che è una bella ragazza e piena di soldi per giunta!

– Suo padre commercia in carni…

– … e salumi. Lo so, lo so. Senti, ti volevo chiedere un favore. Sono certo che me lo puoi fare: la tua fidanzata non avrebbe per caso un’amica? Si potrebbe organizzare una cenetta in un posto come si deve. Ospiti miei, naturalmente!

– Veramente… non saprei.

– E tu domandaglielo, che male c’è?

Quartulli promise e finse, dapprima, di dimenticarsene. Poi, alle insistenze asfissianti del collega, ne parlò alla fidanzata che, tanto per far qualcosa o incuriosita, combinò con un’amica bruttina e antipatica.

L’anfitrione ignorò l’amica e con una faccia tosta senza pari passò la serata a sbirciare nella scollatura e tra le ginocchia di Iride. E a parlare.

Parlò sempre lui, narrando i casi avventurosi della propria vita, culminanti con la rivelazione (mai fatta prima per modestia) di essere un ex partigiano, avendo da ragazzino partecipato in qualità di staffetta alle giornate di Napoli: circostanza, questa, che aveva spinto il grande Rossellini a conoscere la sua storia nei minimi particolari onde trarne spunti per il capolavoro “Paisà”.

 

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