Domenico Dragonetti
E poi, senza neanche accorgersene, è arrivato anche qui: un microscopico organismo vivente, che ha deciso di farci vivere scenari da film di guerra… di quelle moderne però, senza bombe e senza spari. Una guerra silenziosa, che fa poco rumore, se non nelle parole, nei gesti dubbiosi della gente, nello sgomento e nella paura.
Borghi deserti, negozi chiusi, nessun’anima in giro: atmosfere spettrali, che lasciano sprofondare nell’ansia.
La mia Basilicata è abituata da sempre al silenzio e alla pace: è abituata oramai da molto tempo all’immobilità della gente, alla calma piatta, all’uscire poco. E’ tanto tempo che vive riverso su se stessa, in attesa di chi torna dalla campagna, dall’orto, dal mare, dalla scuola, da ovunque, un po’ più in là.
La mia Basilicata conosce da sempre certe distanze, perché è abituata a parlare da un balcone all’altro, da una sedia sull’uscio di casa col suo dirimpettaio. E’ abituata a conoscere il battito pesante della campana che scandisce i tempi lunghi, le canzoni degli ambulanti che salgono presto la mattina a vendere cibo. Conosce bene le grida dei bambini, perché sono pochi: e quei pochi coraggiosi che vivono qui, sono visti come una benedizione.
La mia Basilicata conosce la differenza tra il superfluo e il necessario, perché teme da sempre di restare, per qualche arcano motivo, ancora più isolata dal resto del mondo: ecco perché hanno tutti grandi scorte di pasta, di passate, di verdure sott’olio, di farina. Il pane non può mancare mai in una casa!
La mia Basilicata accetta pacatamente questo brutto momento, perché è molto credente, e conosce il potere della preghiera, a chiunque questa venga rivolta. Conosce il dolore di chi un tempo lo ha abbandonata, ma non porta più rancore, pronto ad accogliere tutti a braccia aperte.
In un momento difficile come questo, la mia Basilicata viene rincuorata dalla Primavera, che si impone sfacciatamente in ogni angolo, con i suoi fiori gialli che sanno di sole, che profumano di vita, e con i forti venti che spazzano via ogni residuo di inverno e di malinconia.
Eppure, la mia Basilicata è una regione di tutta l’Italia in cui i suoi piccoli borghi, solitari, scollegati dai grandi centri, sopravvivono miracolosamente come degli eroi, in una battaglia dove tutto ciò che è vecchio, che è tradizione, che è storia, che è cultura… deve necessariamente soccombere.
Ma la bellezza e la magia non muoiono mai, e quasi sempre sono un faro per tutti i naviganti, in mezzo alla tempesta della vita.