Armando Lostaglio
Si deve all’artista milanese Gianfranco (con radici lucane a Venosa) la conoscenza della poetessa Maddalena Capalbi. Sanguigna nei suoi versi con assonanze verso la tradizione, Maddalena Capalbi è nata a Roma e vive a Milano dal 1973.
La sua opera prima è stata Fluttuazioni, sono seguite Olio, Il giardino di carta, in dialetto romanesco Arivojo tutto, Sapevo, per le pubblicazioni del Pulcino Elefante, Nessuno sa quando il lupo sbrana, Testa rasata, Ribbelle, Er core de noantri – Duetto romanesco con Massimo Moraldi. Sue poesie sono state inserite in varie antologie. In dialetto romanesco ha tradotto alcuni canti della Divina Commedia, (pubblicati su Ribbelle). Su progetto del Maestro Davide Gualtieri suoi testi sono stati musicati e presentati al Conservatorio di Milano. Dal 2005 ha coordinato il Laboratorio di Poesia presso la II Casa di Reclusione di Bollate curandone ogni anno le antologie poetiche. Nel 2015 il comune di Milano l’ha insignita dell’Ambrogino d’Oro.
La pièce teatrale ‘L’Innocenza’ è stata presentata, nel 2018, presso la Sala Consiliare di Palazzo Marino Milano e in sala Verdi del Conservatorio dal compositore Maestro Davide Gualtieri
L’abbiamo incontrata virtualmente, anche per parlare di radici lucane.
Come ti sei avvicinata alla poesia?
In punta di piedi senza stravolgere i miei ideali e neppure i miei progetti di vita.
Quale poeta e poesia ti ha cambiato la vita? C’è un film un’opera d’arte o un libro che hanno dato la svolta alle tue scelte in divenire?
Pasolini direi, perché è riuscito a esprimere con forza nei suoi scritti
Il teatrino virtuale dove venivano rappresentate le storie che oggi troviamo recitate da burattini ciechi.
‘Ragazzi di vita’ è stato uno libri da me amati perché ci sono contaminazioni in dialetto romanesco, bellissimo riprendere in mano il dialetto è come se ti sentissi abbracciata e protetta.
Naturalmente senza stravolgere le regole grammaticali.
La poesia che Pasolini dedica alla madre è un capolavoro di intesa con i sentimenti puri.
Pasolini per me, rappresenta un baluardo di intese politiche e di libere scelte, che ancora oggi splendono appunto in questo mondo ‘frastagliato’
Dove porta la poesia? c’è ancora bisogno di poesia in questo mondo così e sempre più frastagliato?
Non è facile rispondere alla domanda dove porta la poesia…bisognerebbe dare più conto alla cultura e fare in modo che la donna possa raccontare della sua ribellione. Questo perché la parità di genere dovrebbe partire dallo stesso difficilissimo capitolo.
Le tue radici lucane, sono presenti nella tua formazione?
Le mie radici sono stiglianesi, nel Materano, e sono legate a mio padre Rocco Capalbi che appunto era nativo di Stigliano. Da bambina e poi da ragazza andavamo ogni estate a Stigliano dove avevo molte amiche e amici. Il mio primo marito, inoltre, era proprio di là per cui il legame è sempre stato molto forte. Per molti anni non sono più tornata ma nel 2016, con mia grande sorpresa, sono stata invitata perché mi è stato conferito il premio “Don Alberto Distefano” nell’ambito della XVIII edizione della “Festa del Bentornato”. E’ stata un’occasione bellissima perché ho rivisto tante persone care con le quali ho così riallacciato rapporti. Il legame con quei luoghi, con quelle persone, con quei paesi è insomma ben saldo dentro di me.