Antonio Capuano
È da tempo che non facevo sentire la mia voce, dopo oltre cinquant’anni di minoranza come semplice cittadino, mi sentivo stanco di scrivere sempre le stesse cose che, purtroppo, non sono cambiate, e devo dire che, nonostante ciò, le cose in questo nostro paese sono peggiorate.
I vecchi proverbi non sbagliano, è vero che: “Buon sangue non mente, i figli somigliano ai padri”. È doloroso dirlo che “Siamo figli di monaci”, di quei Certosini che hanno costruito la Certosa di San Nicola e la borgata di Francavilla, i quali erano figli di gente perbene, e durante gli anni vissuti nel Convento hanno fatto la bella vita, nel mangiare e nel bere, lauti banchetti e divertimenti, senza pensare al domani e al conto che prima o poi sarebbe arrivato. Di fatti si sono indebitati fino al collo, pagando poi i debitori vendendo tutti i loro beni alla Chiesa e a privati.
Questa è la realtà che oggi viviamo nel nostro paese! Dopo i tanti divertimenti estivi, balli e canti, ci vediamo arrivare il salato conto della TARI che ha allertato tutta la comunità e non tutti possono permettersi di pagare queste bollette pazze con aumenti vari dal quaranta a cento per cento. Ci saranno imprenditori e cittadini che non potranno pagare e saranno costretti a chiudere case e botteghe ed emigrare da questo paese ormai già cimitero.
Dove sono i buoni amministratori vicino ai cittadini, come si sono dichiarati nel chiedere il voto? Sono completamente assenti. A questo punto mi fanno pensare che badano esclusivamente al titolo, ad essere visti come consiglieri e come Assessori: “Che non danno consigli, e che non riescono a produrre progetti produttivi per far crescere questa comunità malata politicamente da oltre mezzo secolo”. A questi dico: “Siete molto lontani dalla gente, non siete capaci di guardare né avanti, né indietro, state distruggendo questo paese, che una volta era il fiore all’occhiello della Valle del Sinni ed era chiamato Napolicchio.”
La verità fa male, ma zitti non si può stare, è ora che tutti ci dobbiamo mettere la faccia, ma se veramente dobbiamo morire, meglio morire parlando, tirando fuori il male che abbiamo nello stomaco. Non è offensivo scrivere che siamo figli di monaci, purtroppo questa è la storia della nostra comunità costruita dai monaci da cittadini aggregati dai vari paesi circostanti.
Chiudo con la speranza che si faccia luce su ogni cosa che accade in questo paese dalle tante verità nascoste, come lo scrisse già anni addietro in un articolo un noto giornalista, nostro compaesano. Non mi prolungo, poche parole e buoni intenditori, resta a voi cittadini analizzare ogni parola e commentarle ad alta voce. Per il bene e il progresso di tutti, mettiamoci la faccia, senza fare gli gnòrrë o i lecchini.
Nònnë facìmë chiamè cchiù: “Mbannacucchë”.
Mbannacucchë: Uomini da quattro soldi.