Flora Febbraio

Quante volte ci soffermiamo a pensare sugli accadimenti che accompagnano lo scorrere del tempo che viviamo e che segna proprio il nostro tempo, di cui siamo artefici e contestualmente, “vittime”? Forse più spesso di quel che si crede, forse distrattamente un po’, o forse siamo solo distratti. Comunque da questi comportamenti nascono tanti luoghi comuni, ne derivano slogan, movimenti di pensiero, scelte relative più o meno consapevoli e in tanti corriamo dietro al pifferaio di turno o a ciò che ci fa sognare. Penso che accada proprio così perché, a conti fatti, tanti di noi accettano il mondo senza riconoscersi pienamente in tutto ciò si verifica e che poi lo plasma e lo determina. Il marito di una cara mia collega e amica è un artista poliedrico ed è alla continua ricerca di equilibrio, di sintesi fra natura e artificio, fra materia e spirito. Proponendo le sue opere ci fa riflettere sull’uomo, attraverso le metafore e le allegorie che le sue sculture nascondono. Piegando al suo modo espressivo, incentrato sul linearismo, l’acciaio corten, ha dato vita a forme sensibili capaci di esprimere contemporaneamente significati sia ideali-concettuali che visivi. Quest’anno l’artista, Carlo Pecorelli, ha proposto un ciclo di sculture dal titolo “il grande contiene il piccolo”, oggetti comuni e piccoli insetti. Apparentemente poco interessanti, ma che vengono rivestiti di altri significati e diventano proposte di cambiamento mentale per l’umanità. Si può cogliere questo tema nell’opera “ZEN”:

un enorme paio di occhiali, o nell’0pera chiamata “ONDA”: una grande bici; ne propone un’altra detta “CO2” e quella denominata “RAGNO”. Con quest’ultima oltre che rappresentare un simbolo di vitalità molto amato nell’antichità, cosa può voler sottolineare l’artista se non la sana laboriosità di tanti che, in silenzio producono e rinnovano senza nulla togliere alla natura, anzi? Nella prima è chiara la metafora: guardare il mondo con occhi diversi, da altre angolazioni e non sempre dalle stesse; oppure a mio modesto avviso, quanta miopia abbiamo se poi ricadiamo sempre negli stessi errori! Nell’opera ONDA, l’artista costruisce una bici tutta particolare: il rigido telaio è sostituito da un incontro di tubi morbidi, sinuosi, ondosi. Che voglia invitarci a far emergere ogni forma di emozione rendendo il nostro pensiero fluido, morbido, libero dai rigidi formalismi e forse anche pregiudizi? Entusiasmante inforcare quella bici e percorrere i sentieri della propria vita con lo stesso piacere di una corsa in riva al mare con la brezza che ti accarezza il viso! Invece per rappresentare l’opera CO2, l’artista ha costruito una piramide in plexiglass, al suo interno sono racchiuse delle sfere con un pistillo di alluminio accartocciato dalla soffocante pressione dell’anidride carbonica. E’ veramente eloquente quest’Opera. La piramide, figura che accompagna l’uomo fin dall’antichità, è la forma che per eccellenza trattiene e fa circolare l’energia vitale, rigenera e riporta a nuova vita. Così l’artista ci richiama alla salvaguardia del territorio e del patrimoni naturale, sembra voglia dirci “diamoci una mossa”, abbiamo ormai superato i limiti e le previsioni non sono delle più ottimiste. Egli usa la piramide per testimoniare la possibilità di ripensare la vita sul nostro pianeta che si sta piano piano spegnendo. Quindi da un lato marca in modo forte l’attenzione verso l’ecologia; dall’altro orienta lo sguardo dell’uomo moderno, spesso pervaso di superficialità, verso cose sensibili, anche se piccole. Nelle piazze di Jesolo, Carlo Pecorelli, quest’anno offre questi spunti per riflettere alla sera mentre, nella calca, si passeggia dopo un’assolata giornata di mare.


