Ernesto Calluori

Nei sistemi politici contemporanei qualsiasi discorso sulla classe politica si intreccia con quelli relativi al ruolo dei partiti. Spesso, la critica coinvolge oltre alla classe politica anche i partiti politici che sono il trampolino di lancio e la base di sostegno della classe politica.
Ne nascono rivendicazioni e richieste dall’avvento al governo di un uomo più o meno forte; la formazione di un governo di persone competenti. Peraltro, è accertabile facilmente che la classe politica italiana si è meritata molte critiche per la litigiosità dando vita a più di 50 governi in meno di cinquant’anni; per la sua voracità ha prodotto lottizzazione e corruzione sistemica da diventare partitocrazia.
Esiste una distinzione fondamentale tra coloro che vivono per la politica, per i quali la politica è una vocazione, e coloro che vivono di politica per i quali la politica è una professione. I primi hanno mezzi di sostentamento che non transitano dall’attività politica; i secondi, invece, dipendono a quello che la politica passa loro. A conclusione di queste delimitazioni si colloca la costatazione che la politica è per forza di cose una carriera.

La classe politica è composta da persone che vivono prevalentemente di politica, che traggono le risorse dalla loro stessa attività politica e da persone selezionate e promosse per l’attività svolta nei partiti. A questo punto è necessario ribadire che, le classi politiche sono gruppi di persone che debbono il loro status e il loro ruolo ad appartenenze partitiche nelle quali si matura e si esprime il professionismo politico.

Altra cosa è il trasformismo nel quale i parlamentari si spostano ovunque li attragga il potere, che è quello del governo a prescindere dalla coalizione che li ha sostenuti e fatti eleggere. E’questa una malattia classicamente italiana alla quale stiamo assistendo ai giorni nostri.