Enza Berardone
Don Milani è stato un sacerdote, maestro, scrittore, particolarmente scomodo, provocatore, rivoluzionario, ed è proprio per questo che verrà punito, perseguitato ed esiliato a Barbiana, un piccolo paesino sui monti del Mugello, dove costruì, dal nulla, una scuola popolare per i figli dei contadini e degli operai.
L’intento di Don Milani era quello di insegnare loro il valore dell’umanità e l’importanza della parola, strumento di emancipazione e libertà. La sua scuola è diversa, accoglie povertà e diversità, è aperta, non discrimina, non giudica, non classifica, dà a tutti le stesse opportunità, gli stessi strumenti culturali, è all’avanguardia: ”Chi sa di più aiuta chi sa di meno”. Fu tra i primi a sperimentare una scuola a tempo pieno, la scrittura collettiva, abolì le punizioni corporali, adoperate, invece, dalla scuola pubblica. Organizzò viaggi di studio, lavoro all’estero, una scuola aperta 12 ore, 365 giorni all’anno. Potremmo definirla, oggi, una vera e propria scuola inclusiva che cercava di garantire l’uguaglianza a differenza della pubblica, arretrata e classista, la quale respinge i più deboli e cura soltanto i più forti.
Don Milani è stato un profeta come Pasolini, anticipa i tempi, è lungimirante, ostinato, coerente, coraggioso, non disponibile a cedere a ricatti, e a compromessi che mortificano dignità e intelligenza; egli è uno strenue difensore degli scartati, ha una visione chiara, precisa del futuro, indica una strada, la sua, un cammino diverso, non si fa intimorire neppure dalla chiesa, sempre più lontana dal messaggio evangelico di Gesù, che non gli perdona nulla. Sa bene che il vero maestro elargisce a piene mani quello che sa ed ama, parte dalla persona, dal suo vissuto, dalla sua emotività e non da schemi inutili, aridi, astratti.
Realizza una scuola che non si fa imbrigliare dai programmi, dalle valutazioni, dai voti, dai castighi, schiacciare da inutili classificazioni e logiche competitive che stressano e mortificano tanti studenti, i quali arrancano e non comprendono che il voto non sempre rispecchia le loro reali capacità. La scuola di Don Milani è la scuola della parola, dove si impara ad imparare e a comunicare con gli altri: “Ogni parola che non conosci è una pedata in più che la società ti darà”, parole attualissime, difatti i nostri ragazzi conoscono sempre meno parole, solitamente le idee sono proporzionate alle parole, ed un popolo che non pensa è un popolo incolto, povero.
Un sistema scolastico che punta tutto sulla selezione, sulla competizione, sulle competenze, sulla tecnologia , non educa tutt’al più istruisce, addestra. Purtroppo aumenta sempre di più il gap tra vita e scuola, la quale non si occupa più tanto delle persone, ma delle prestazioni, valuta troppo e forma sempre meno. La sfida che la scuola di oggi deve affrontare è quella di essere più aperta, di stimolare fantasia, creatività, senso critico. Di adoperare un metodo cooperativo e non competitivo, di esaltare il valore dell’accoglienza, di riconoscere e tutelare il diritto alla fragilità, alla diversità, ma soprattutto di abbandonare, una volta per tutte, test standardizzati, bonus, prove invalsi, certificazioni di ogni sorta, tecnologie sofisticate che tendono ad annullare l’identità.
Tutti dobbiamo qualcosa a Don Milani, il quale ci ha insegnato l’etica della responsabilità, contenuta interamente nell’espressione I CARE, mi sta a cuore, mi prendo cura, mi faccio carico, perché il mio mondo non è distante, diverso da quello in cui vivono gli altri, e ad, essere, quind, empatici, solidali, aperti, generosi. “Gli uomini non possono far altro che allearsi e costruire una rete di solidarietà e soccorso reciproco”(G.Leopardi). Nessuno si salva da solo.